Quattro stagioni per vivere è un intenso e profondo insegnamento di vita – parafrasando il titolo – come se si trattasse di quattro ragioni scandite dalla sequenza temporanea ed esistenziale sul destino dell’uomo. Mauro Corona dona il respiro infinito della solitudine, celebra il profumo e i segreti del silenzio, ci fa conoscere i sentimenti umani più coinvolgenti. Narra la storia tormentata del protagonista Osvaldo, a caccia per il desiderio della madre malata di un brodo di camoscio. Osvaldo riuscirà a impossessarsi di un animale abbattuto dai cacciatori, i gemelli Legnole, ma con i due ignobili personaggi, che si accaniscono contro di lui, dovrà sostenere la spietatezza della persecuzione. I gemelli Legnole, infatti, scelgono di regolare i conti, di estinguere con la sua vita l’affronto subito.
Le irrequiete vicissitudini di Osvaldo si svolgono nella linea simbolica dei significati assegnati alle quattro stagioni. Nell’intuizione temporale avvengono importanti trasformazioni nel suo modo di comprendere se stesso e, di conseguenza, anche i comportamenti umani. L’autore avvia un percorso narrativo, dilatato nei confini cupi delle montagne e dei boschi, descrivendo tra le fitte pagine la densità del pericolo, il fiuto delle insidie, la paranoica ossessione dei personaggi, la rude temerarietà del protagonista con accanto la fedele presenza del cane Papo. Il romanzo disegna l’inseguimento inquietante di un’incessante fuga dalla dissennatezza, dipinge il trascorrere del tempo opportuno attraverso il vortice oscuro dei paesaggi e le sfumature intangibili di un ordine naturale, elogia lo scontro viscerale per la sopravvivenza umana, conferma la saggezza delle scoperte, il superamento degli ostacoli.
Corona offre al lettore un racconto di evoluzione individuale, di riscatto, una spietata riflessione sul rapporto fra il legame intimo da cui ogni uomo è vincolato nella materia spirituale della vita, libera l’avventura della sfida, l’ombra dello sgomento, la luce delle emozioni. La sua scrittura incide su pietra la resistenza umana, combatte la paura, confronta il contrasto sentimentale della malinconia con il senso poetico dell’anima, abbraccia la consapevolezza della sconfitta, avvia il superamento dell’ottusa ferocia e la brutale ignoranza degli uomini, scioglie il tormento della vendetta.
La fuga affranta di Osvaldo, osteggiata dalla brutale quotidianità del male, si conclude con un rinnovamento interiore, una riconsegna all’equilibro della natura, chiave di lettura per comprendere realmente l’essenza della fragilità e l’incorruttibilità della forza. Corona svela la sua identità di scrittore con il coraggio evocativo della trama, il contenuto autentico degli stati d’animo, la ricerca della quiete interiore intonata per dileguare il fronte del freddo in inverno e attendere la promessa del disgelo in primavera.