Elizabeth Strout / Ancora sul bordo (dell’Oceano)

Elizabeth Strout, Raccontami tutto, tr. di Susanna Basso, Einaudi, pp. 288, euro 19,50 stampa, euro 12,99 epub

Se pensando allo scrittore Kent Haruf viene in mente quel luogo intimo e allo stesso tempo mitico di Holt, la comunità immaginaria con sede in Colorado diventata archetipo della nostra dolorosa e splendente umanità, Elizabeth Strout richiama subito Crosby, la località costiera nel Maine dove prendono vita non solo le avventure dei suoi personaggi, ma anche le storie a cui sono legate le loro esistenze. Qui torniamo con Raccontami tutto, la sua ultima uscita pubblicata ancora una volta da Einaudi nella traduzione di Susanna Basso.

Strout sceglie di mettere insieme in scena le sue celebri protagoniste Olive Kitteridge e Lucy Barton: insieme perché sono nello stesso romanzo e soprattutto perché condividono buona parte dello spazio diegetico a loro dedicato in queste pagine. Sebbene tra le due non vi sia simpatia immediata, Olive e Lucy si ritrovano a confessarsi ricordi e segreti, a sviscerare le maschere altrui, in una mutua necessità di esplorare la complessità della vita.

Quel gusto di raccontare è la forza costituente della scrittura di Strout. Il tessuto sottile della sua prosa si muove nella quotidianità e nelle inquietudini dei residenti di Crosby dopo l’isolamento della quarantena, in quella solitudine di cui non parlano. Ci sono madri spaventate e deluse dall’allontanamento dei figli ormai adulti, donne e uomini aggrappati agli unici espedienti capaci di aiutarli ad affrontare la paura, come l’alcol.

A fare da collante, Bob Burgess, amico di vecchia data di Lucy, punto di riferimento per lei come per molti altri residenti a causa della sua (eccessiva) empatia: avvocato, abita al centro di Crosby con la moglie Margaret e sopporta il peso di una colpa di giovinezza con cui fatica a fare i conti. Strout ci offre nell’incipit poche righe di rara efficacia per descriverlo: “Questa è la storia di Bob Burgess, un uomo alto e massiccio che abita nella cittadina di Crosby, nel Maine, e al momento ha sessantacinque anni. Bob ha un gran cuore ma non sa di averlo; non diversamente da molti di noi, non si conosce bene come pensa, e non crederebbe mai che nella sua vita ci sia qualcosa che vale la pena di essere raccontato”. La tranquillità delle sue giornate è scossa da un caso di cronaca, la scomparsa e poi il ritrovamento del cadavere di un’anziana: Bob diventa il difensore di uno dei figli, Matthew Beach, da sempre considerato un individuo bizzarro e potenzialmente pericoloso.

Dalla storia di Matthew a quella della sorella Diana e quella della madre Gloria, al dilagare di memorie e verità taciute nell’intera Crosby, fino alle omissioni nel rapporto tra Bob e il fratello Jim, alla crescente stima tra Lucy e Olive. La scrittura di Strout sa conservare luce anche nella narrazione della violenza e dell’oscurità umana, perché, come Bob spiega a suo nipote Larry, “Non si tratta di essere cattivi. Questa gente è devastata. C’è una bella differenza tra essere cattivi ed essere devastati”. Ed è proprio questa devastazione, il cuore di far parte del mondo, dell’essere umani.