Henrik Pontoppidan / Creature nordiche del sottosuolo

Henrik Pontoppidan, Pietro il fortunato, tr. Alessandro Storti, Fazi Editore, pp. 798, euro 22,00 stampa, euro 10,99 epub

Animato da uno scoperto dualismo, Pietro il fortunato รจ un romanzo dalle proporzioni colossali nelle quali Henrik Pontoppidan, danese premio Nobel nel 1917, riversa interamente la propria concezione del mondo. Il protagonista, mosso da comportamenti paradossali e opposti come sembra fossero quelli del suo creatore, aspira abbandonare le cupe atmosfere della provincia, soffocata da ingombranti retaggi religiosi, salvo poi precipitare in un percorso di estrema solitudine. Il contrasto fra la generazione dei padri e quella dei figli, fra conservatori e liberali, la dicotomia fra la nascente industrializzazione e il richiamo della natura, fra la religione e lโ€™ateismo, questi i rovelli che tormentano lโ€™anima di Pietro. Lโ€™appellativo di โ€œfortunatoโ€, con il quale viene salutato da Ivan Salomon, giovane ebreo figlio di uno dei maggiorenti cittadini che crede nel suo talento, รจ una beffa del fato. Pietro si reputa una creatura eccezionale, ma andrร  incontro a cocenti fallimenti.

Il romanzo si apre sulla societร  danese piรน retrograda, segnata da un fervore religioso estremo. Come in un film di Carl Theodor Dreyer i paesaggi dello Jutland ospitano infinite discussioni teologiche fra pastori. Invano si cercherebbe qui la catarsi di Ordet, la manifestazione del miracolo terreno. Pietro fugge dalla famiglia, dalla sua gerarchia profondamente patriarcale, salvo poi incontrare il piรน amaro pentimento. Il vagheggiato e ambizioso progetto ingegneristico partorito dalla sua mente, destinato a spostare gli equilibri verso una societร  nuova, rimarrร  inattuato, in primo luogo perchรฉ osteggiato da una classe dominante conservatrice. Quando ne verrร  riconosciuto il valore, Pietro avrร  giร  rinunciato ai propri sogni. Quella che sembrava lโ€™ossessione di una vita intera viene abbandonata con sorprendente facilitร . Spetterร  ad altri sfruttare le sue idee avanguardiste.

Pietro soffre di un eccesso di orgoglio, venato da un difetto della volontร . รˆ un uomo del sottosuolo, un Troll, come egli stesso si definisce guardando alla mitologia danese, destinato a coinvolgere nella sua caduta coloro che gli sono intorno. Una volta lasciata la provincia, Pietro conosce lโ€™amore, ma appare del tutto impreparato al suo cospetto. Perderร  cosรฌ le occasioni migliori, le donne che veramente lo apprezzano per le sue qualitร  interiori, in un atteggiamento eternamente ondivago e adolescenziale. Lโ€™attrazione verso una ricca donna ebrea lo metterร  drammaticamente di fronte a tutti i suoi dubbi. La ribellione nei confronti dei precetti religiosi cristiani trova incarnazione in una scena di grande impatto, in cui abbatte a colpi di pistola un crocifisso ligneo. Il suono delle campane lo ossessiona, spingendolo quasi alla follia. Eppure ci sarร  un momento in cui verrร  attratto dallโ€™immutabile serenitร  delle canoniche di campagna, in cui trarrร  giovamento dalle prediche rassicuranti dei pastori. La cittร  dapprima lo attrae, quale simbolo dei desideri materiali, mentre in seguito viene sostituita da un grandioso sentimento della natura.

Come in un libro di Knut Hamsun, Pontoppidan mette in scena le contraddizioni di unโ€™epoca lacerata dalle spinte verso la modernitร , e dalla consapevolezza che il mondo di ieri sta tramontando definitivamente. In Sognatori ad esempio, Hamsun crea un personaggio imprevedibile il quale otterrร  il successo grazie a una invenzione con grandi prospettive industriali. Piรน vicino a Pietro nelle sue disillusioni appare Knut, protagonista di Sotto la stella dโ€™autunno. Anchโ€™egli non riesce a risolvere le proprie contraddizioni. La sua invenzione per agevolare il disboscamento fallisce, mentre la fuga dalla modernitร  si rivela unโ€™utopia. Sottile affinitร  fra i personaggi hamsuniani e quelli vergati da Pontoppidan. Pietro tenta di fare chiarezza sul mistero della vita, ma tutto lo conduce verso la disperazione. La ricerca della propria autentica individualitร  resta inappagata. Lโ€™inevitabile fine รจ nella solitudine e nella morte. Lโ€™uomo del sottosuolo di Pontoppidan non scuote e inquieta come quello di Dostoevskij, ma offre comunque un percorso negli abissi dellโ€™anima e nelle sue piรน inspiegabili contraddizioni che merita di essere compiuto. Libro complesso e torrenziale, meritoriamente tradotto per la prima volta in italiano e che, lo ricordiamo, ha ispirato un film altrettanto bello e ambizioso a firma di Bille August.