L’ideologia capitalista vuole farci credere che creare connessioni significhi fare networking per motivi professionali, che i bisogni emotivi debbano essere soddisfatti da un’unica relazione romantica, e che prendersi cura di sé coincida con il farsi carico individualmente del proprio dolore o con l’applicazione di una nuova crema miracolosa. Tuttavia, molte persone non possono – e spesso non desiderano – raggiungere tutti, o anche solo alcuni, di questi obbiettivi imposti: il risultato è un senso diffuso di isolamento, stanchezza profonda e perdita di potere. Partendo da una prospettiva femminista, decoloniale e queer, Sophie K. Rosa invita a immaginare un’intimità diversa: non in quanto percorso individuale, ma come progetto collettivo, strettamente legato alle lotte sociali. La coesione, la cura e la comunità, se messe al centro dell’agire politico, possono trasformare la nostra vita individuale e collettiva. Intimità radicale. Contro il mito della felicità individuale (Effequ) è un invito a riscoprire l’intimità in quanto motore di cambiamento, capace di ispirare ribellioni personali e collettive per costruire una società basata su connessioni autentiche e cura reciproca.
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Antonella Marrone
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