Marco Amerighi / Un romanzo dove le pistole non sparano mai

Marco Amerighi, Randagi, Bollati Boringhieri, pp. 382, euro 18,00 stampa, euro 10,99 epub

Se i primi capitoli di Randagi potrebbero far pensare a una saga familiare della più felice tradizione, con personaggi abbastanza sgangherati da risultare irresistibili e una maledizione che aleggia sulle teste degli uomini del clan, destinati prima o poi a svanire nel nulla (ovvero, a darsela a gambe), quel che avviene dopo, una volta che Marco Amerighi ha fatto avvinghiare il lettore alle pagine del libro promettendogli lacrime e risate, nostalgia e partecipazione, ĆØ addirittura migliore. PerchĆ©, attraverso uno stile che con sapienza cambia registri e grafia in un sottile gioco tra leggerezze e profonditĆ , l’opera conduce il lettore in un labirinto di emozioni complesse e contrastanti da cui sarĆ  difficile uscire indifferenti.

Quella del protagonista Pietro Benati ĆØ la storia di un ragazzo come tanti, tra universitĆ  ed Erasmus in Spagna, tra la voglia di fuggire da una casa che non sente come propria e l’ostinazione a dividere il mondo in buoni e cattivi, giusto e sbagliato.

Eppure, questa storia di apprendistato di un ragazzo senza qualitĆ  sfugge ancora una volta a facili incasellamenti di genere: se infatti Randagi da un lato sembra rispettare gli schemi del romanzo di formazione (la giovinezza, la rabbia, il conflitto con i genitori, la scoperta dell’amore) al contempo li rompe fragorosamente, in un’esplosione di originalitĆ  e freschezza stilistica del tutto innovative.

Randagi non ĆØ nemmeno un romanzo sul perdono, non ĆØ un romanzo sulla vita e sulla morte o su quello che la morte potrebbe insegnare sulla vita. Randagi ĆØ, semplicemente, una storia bellissima di esistenze che si incrociano e si sfiorano, senza forse appartenersi mai del tutto ma vibrando di un’intensitĆ  talmente autentica da far apparire possibile tutto, perfino la felicitĆ . Una felicitĆ  che a Pietro, Laurent e Dora, anime raminghe alla ricerca di se stesse in posti sperduti, nell’abuso di droghe o in relazioni malate, sembra essere preclusa, o che loro stessi sembrano in qualche modo portati a sabotare, come se non riuscissero a uscire dalla spirale del fallimento. Qualcosa, nel loro affacciarsi all’etĆ  adulta, si ĆØ inceppato. E per Pietro, che temeva di sparire, la maledizione sembra essersi rovesciata: quando l’impensabile sarĆ  accaduto, quando tutti i peggiori presagi si saranno realizzati, lui non riuscirĆ  a fare altro che a chiudersi in casa. Portando avanti il rancore oltre qualsiasi ragionevolezza, allontanando volontariamente ogni spiraglio di ricongiungimento con un padre che odia di un odio talmente inteso da renderlo paragonabile all’amore, Pietro, nella sua reclusione un piano sopra di lui, sembra quasi finire per somigliargli. Forse perchĆ© proprio come suo padre ā€œil Mutiloā€ – scomparso negli anni della sua infanzia e riapparso un bel giorno senza un mignolo e senza che nessuno osasse mai chiedergli cosa fosse successo – impara a capire che, anche se la felicitĆ  può sembrare irraggiungibile, quel che le sta subito dietro, il percorso per raggiungerla, ĆØ quanto di più simile si possa desiderare.

Durante una riunione di famiglia, il Mutilo regala a ognuno un amuleto con un significato particolare: la longevitĆ , la tregua, la salute, il genio: ā€œPietro si avvicinò al padre lisciando la statuetta. Ā«E il nostro cosa rappresenta?Ā» Il Mutilo gli poggiò le mani sulle spalle e sorrise. Ā«L’eterna lotta.Ā»ā€ Una lotta sfibrante, quella di Pietro, senza garanzie di successo e tuttavia combattuta strenuamente, a volte anche inconsciamente, in un turbine di eventi più o meno significativi che si susseguono tra la folla di personaggi secondari che arricchisce l’opera conferendole uno spessore brulicante di realismo.

La maestria di Amerighi sta nel non creare definizioni o facili corrispondenze causa-effetto che spiegherebbero solo in superficie i comportamenti dei suoi personaggi, ma nel calarli in contesti complessi e sfaccettati dove non vale più la regola di Cechov secondo cui se in un racconto compare una pistola, bisogna che prima o poi spari: Randagi è costellato di pistole che non sparano mai, e questa è la sua forza, quel che rende il romanzo così dolorosamente simile alla vita.

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