L’Ippocampo, nota casa editrice specializzata in preziosi libri illustrati per grandi e piccini, ci regala una storia che profuma di verde e di resilienza. Con lo sbocciare dei fiori e il germogliare delle piante, quest’anno L’Ippocampo accompagna la primavera ampliando il suo catalogo di albi illustrati per l’infanzia dando il benvenuto a La felce e il Bambù, una storia nata dalla mente di Marie Tibi e dalle meravigliose illustrazioni in acquerello di Jérémy Pailler, tradotta per noi dal francese da Vera Verdiani.
Un luminoso verde smeraldo ci attende nella foresta di La felce e il Bambù, assieme ai suoi piccoli abitanti. In una casetta, in un giorno di pioggia, un anziano topolino lascia due semi in eredità ai due figlioli. Al maggiore, più robusto e forte, viene lasciato un seme di felce: da topolino laborioso com’è, non si perde d’animo e si mette subito in moto per donarlo alla terra, accudendolo con l’acqua necessaria per vederlo crescere. E infatti, poco tempo più tardi, il seme iniziò a germogliare e i suoi rami a estendersi a perdita d’occhio nella foresta.
Al figlio minore, più minuto e timido, toccò un seme di bambù. Anche lui non perse tempo e andò a piantarlo nella foresta, ma il seme per diversi anni non volle saperne di farsi vedere in superficie. Il topolino più piccolo era, però, paziente e resiliente: sapeva di dover attendere che la natura si prendesse il tempo necessario per nutrire il suo seme di bambù. Senza ascoltare chi lo intimava a lasciar perdere, il figlio minore continuava a ripetere di non volersi arrendere, e da magrolino com’era inizialmente diventò robusto e con le spalle più possenti. Ma anche il suo seme di bambù, un bellissimo giorno, iniziò rapidamente a crescere rigoglioso nella foresta: in tutti quegli anni in cui sembrava non stesse accadendo nulla, il bambù stava invece crescendo sottoterra in un intrico di radici, rafforzandole affinché fossero solide abbastanza da poter uscire verso il cielo. I rami di bambù portarono riparo dal sole e frescura nella foresta: le felci riuscirono a crescere sane e rigogliose, offrendo ai piccoli abitanti materiali resistenti con cui costruire le proprie case.
“I giorni buoni vi rendono felici, quelli brutti vi donano esperienza”: una dolcissima storia proveniente dall’Oriente che ci insegna a non arrenderci solamente perché non otteniamo subito ciò che vogliamo. Chissà, “forse, senza saperlo, stai già rafforzando le tue radici”.