Vladimir Majakovskij / Un’attualità radicale

Vladimir Majakovskij, Operai e contadini non vi capiscono, a cura di Amedeo Anelli, Bibliotheka Edizioni, pp. 56, euro 12.00 stampa, euro 7,99 epub

La quarta di copertina di questo libro riporta un’emblematica asserzione: “Noi giornalisti siamo spesso colpevoli della svalutazione del nostro lavoro”. L’opera analizza il ruolo dell’intellettuale e dell’artista, la forza polemica, anticonformista dei suoi scritti, sovverte l’autonomia del pensiero, strumento autentico di conoscenza, chiarisce l’acuto e sconfinato potere delle coraggiose corrispondenze. Racchiude la testimonianza deflagrante della comunicazione nella società, induce il lettore a riflettere sulla trasformazione di un’entità soffocata tra le trame dei messaggi dissacranti nella trasmissione delle notizie e nella politica. Annuncia il rapporto controverso tra il tramite linguistico e l’invocazione profetica di una realtà, dolorosa e impietosa, vissuta dall’artista, dove la propria scrittura si misura con la deriva della massificazione, reazionaria e sedimentata nella rigidità impermeabile tra condizionamento ideologico e strategia sociale.

Amedeo Anelli ricuce due testi significativi e dimenticati di Vladimir Majakovskij – “Sembrerebbe chiaro…”, “Gli operai e i contadini non vi capiscono” – e li riconsegna sapientemente all’attualità attraverso l’esortazione sociale e dialettica della cultura. Accoglie la concezione profondamente radicata del senso rivoluzionario dell’arte, inteso come tramite provocatorio e passionale dell’innovazione espressiva. Riporta alla luce la figura di un uomo tragicamente anticonvenzionale, capace di suscitare sentimenti di esaltazione e di indignazione, dissotterra le persistenti accuse e le incomprensioni dall’ambiente conservatore, nella campagna contro la superficialità e l’insensibilità, nella condanna e nella riabilitazione del talento. Majakovskij ripercorre il contesto del sovvertimento sociale e umano in cui annaspa lo smarrimento di una formazione socialista e comunista, oltre la progressiva eco del futurismo russo e gli scenari incendiari che hanno generato la perturbazione etica ed estetica degli ideali.

Questa riscoperta letteraria illumina il fermento delle idee nate da un’avanguardia che non ha mai tradito l’urgente esigenza di rinnovamento ma che ha dipinto l’impronta di un’anima irrequieta e delusa, avvolta in una solitudine estrema e sacrificata. Identifica in Majakovskij l’esponente di un conflitto contro l’adeguamento alle consuetudini tradizionali della borghesia, l’indebolimento intellettivo, la miserevole dottrina delle vecchie eredità della storia, il degrado oscuro dell’umanità. Nell’intensa creatività di Majakovskij il messaggio della parola, come mezzo per trafiggere le emozioni, spinge all’azione, trasmette la libertà dei ragionamenti, affronta la suggestione del mondo verso un suo risolutivo cambiamento. Suggerisce, con il fondamento ideologico e l’approfondimento della funzione giornalistica del linguaggio, la comprensione nei confronti della collettività e delle sue valide convinzioni. Estende la missione del poeta contro l’opportunismo morale, rafforzando la visione avveniristica di una partecipazione dinamica in cui la trasmissione delle informazioni sia accessibile e intelligibile all’intera comunità. Conferma un’educazione diretta alla gente, il ruolo centrale dell’arte per articolare le aspirazioni del popolo e mobilitare l’umanità.

Ma il suicidio di Majakovskij fa ancora riflettere sul senso di incomunicabilità e di dispersione esistenziale, come un annuncio funebre che recita nei suoi stessi versi: “Voglio essere capito nel mio paese, altrimenti pazienza! Gli passerò di fianco obliquo come la pioggia”. Il libro attraversa una drammaticità poetica e corrosiva, avvalora l’invadente tendenza contemporanea dell’omologazione e l’inevitabile coinvolgimento confortante e consolatorio del formalismo. La militanza letteraria di Majakovskij spezza i desideri di temerarietà, lasciando al tempo opprimente la permanenza del vuoto interiore.