Amity Gaige / L’entroterra materno

Amity Gaige, Il cuore della foresta, tr. di Valentina Daniele, NN Editore, pp. 336, euro 20,00 stampa, euro 9,99 epub

Amity Gaige – scrittrice americana conosciuta dal pubblico italiano attraverso la pubblicazione dei suoi romanzi a cura di NNE – costruisce un romanzo a tre piani, dove ogni porta conduce a una donna diversa, a una madre differente e a un dolore nuovo. A metà tra un romanzo e un giallo, Il cuore della foresta, con la traduzione di Valentina Daniele, è una ricerca nel mondo esterno che segue la mappa profonda di un’insperata guarigione interiore.

Valerie Gillis è un’infermiera di quarantadue anni e sta affrontando il Sentiero degli Appalachi, la catena montuosa che corre lungo la costa orientale degli Stati Uniti per tremila chilometri, quando scompare nel Maine. Il Corpo Forestale, capeggiato da Beverly Miller, inizia subito una ricerca su vasta scala, coprendo ogni giorno un’area sempre più vasta di quel fitto bosco. Nel frattempo Lena Kucharski, una donna di settant’anni che vive le sue giornate in un istituto con altri anziani, apprende da un ragazzo con cui ha avviato un’amicizia online della scomparsa di un’escursionista, così simile a quell’unica figlia dimenticata nei meandri della memoria.

Valerie ha un lavoro che richiede l’intero ecosistema di emozioni e pensieri del corpo umano, lasciando il suo sé più intimo agonizzante, annaspando per trovare un salvagente di sollievo. Un giorno prende uno zaino con l’essenziale per affrontare quel cammino lungo mesi di sudore e fatica, e un passo dopo l’altro il peso dello zaino si sdoppia. Ora a Valerie sembra che tutti i compagni di quel sentiero impossibile stiano portando un dolore, un senso di colpa, una ricerca come un secondo zaino. Incredibilmente, però, quel peso al petto si allenta e quel cuore opaco sembra sulla strada dell’integrità, della leggerezza.

Lungo il corso del romanzo la voce di Valerie non sarà mai ovattata, ma sempre presente attraverso il suo diario: un dialogo epistolare unilaterale con la madre. L’affetto di Valerie per la donna che l’ha messa al mondo e cresciuta, protetta dalle insicurezze della vita e dal buio di cui ha sempre avuto così tanta paura, è un sentimento commovente nella sua purezza. Niente sembra scalfirlo, nemmeno la vicinanza con la morte; acquisisce vigore e rimembra la serenità dell’abbraccio materno nel mezzo di quel bosco così buio.

Beverly ha delle spalle irrobustite da una vita vissuta appieno nella familiarità dei boschi: una vita di coraggio, per essere riuscita ad entrare in un mondo esclusivamente maschile quale il Corpo Forestale, ma anche una vita di responsabilità. Figlia maggiore di una madre troppo fragile che mira a vivere giorni sempre uguali nella loro semplicità, Beverly sente la libertà della foresta, il richiamo a uno scopo più grande: così, un passo dopo l’altro, lascia il nido materno, cercando di guardare attraverso il fitto dei boschi il significato di ogni cosa.

Lena è una donna che cerca di vivere i propri anni fragili quanto più a contatto con la natura possibile: nel giardino dell’istituto in cui vive ha abbastanza tempo per informarsi e cercare erbe sempre diverse. Non nutre un particolare affetto per gli altri compagni dell’istituto, focalizzando il suo interesse verso vacue presenze online. Nutre, però, un dolore sordo ma persistente, un pensiero fisso relegato in un angolo remoto della sua mente, risvegliato con la scomparsa di Valerie Gillis: l’allontanamento della figlia Christine.

Le vite di Valerie, Beverly e Lena non hanno nulla in comune, o quasi: forse il nucleo delle loro vite, sia da madri che da figlie, è il medesimo. Gaige soppesa la parola maternità, risaltando le varie ramificazioni che puntano verso quel vasto cielo dell’essere madre e dell’essere figlie, un cielo che prende sfumature diverse: sereno e limpido, come per Valerie; grigio e torbido, come per Beverly; tempestoso, come per Lena. Qualunque sia il colore che riempie il disegno dell’albero familiare, quel legame viscerale da cui tutti noi proveniamo è resiliente, talvolta silenzioso, talvolta arriva come un boato inaspettato. Ma “l’amore, non il dolore, è la madre. L’amore è la radice”. Il cuore della foresta è un romanzo di ricerca attraverso l’amore e il dolore, di ritrovamenti, di riconciliazioni, di esplorazioni nel passato per trovare un luogo di quiete nel presente.