Roberto Calasso non esponeva la sua vita privata al di fuori dei libri amati, pubblicati, offerti all’unico grande Lettore che lui vedeva fin dagli esordi di Adelphi, quando ancora – era il 1962 – muoveva i primi passi nel gruppo che con Bobi Bazlen e Luciano Foà stava fondando Adelphi. In questo 2025 però Anna Katharina Fröhlich (nata e cresciuta a Francoforte sul Meno e residente da molti anni a Mornaga sul lago di Garda) pubblica un memoir tradotto in italiano dove si narra qualcosa che pochi conoscevano dell’editore, a partire dal primo incontro fra i due avvenuto alla Buchmesse nel 1995. Il colpo di fulmine, come si dice, avviene in una sorte di bolla cinematografica dove inviti a cena, bellezze letterarie, incroci di autori, editori ammirati o detestati in svariati modi, si incrociano a camere d’albergo e cene allenanti alla prossima intimità.
Calasso è sposato con Fleur Jaeggy, diventarne l’amante per Katharina appare subito inevitabile, al di là del caso (che, come si sa, è governato dagli dèi) e della differenza d’età. I viaggi sono la grande intrapresa, spesso odorano delle Gitanes tenute nella tasca della giacca, peraltro gonfia di moltissimi altri oggetti, portasoldi, taccuini, talismani (il Ka in sanscrito non l’abbandonerà mai).
Le nozze di Cadmo e Armonia viaggiavano già da qualche anno, con una certa festa popolare nonostante il tema come se l’aria del tempo avesse bisogno di depurarsi da un decennio sbracato – gli anni ’80 che giungevano al termine. Katharina giovane e bella si accosta all’immensa biblioteca personale e pubblica di Calasso, attenta ai dettagli che le si presentano in compagnia di un uomo spesso annoiato – non da lei, certo – ma fervente ammiratore della bellezza femminile. E dell’arguzia altrui, quando c’è. In questo libro si legge come l’uomo non sopportasse “chi non capiva al volo”. E dalle pagine emerge una continua disposizione al “giusto”, l’osservazione continua del mondo che circonda i due amanti, abiti e clima compresi. Gli occhi di Fröhlich si circondano di eyeliner e di saloni ricolmi d’arte visitati con l’ardua e non accademica compagnia. A Calasso non piacere era irrinunciabile, ma altrettanto forte era l’audacia di scoprire e riscoprire opere di cui non pentirsi d’aver scritto.
Tutto questo, e molto altro, si trova in La trama dell’invisibile, insieme al talento mostrato dalla coppia nel sentire e presentire gli affari d’amore di cui si circondano fino al 2021, anno della morte di Calasso. Nessun libretto d’istruzioni per accedere a una cultura ma incrociare ancora la “forza radiante” di un libro, cercata senza sosta dall’editore e ricevuta direttamente da Bazlen. In molte parti delle memorie di Fröhlich si entra nella vasta prospettiva dell’amicizia fraterna con Iosif Brodskij, resistente come i pali fossili che reggono Venezia e che giunge fin dove è San Michele, l’Isola dei Morti dove giacciono le ceneri del poeta espatriato di Leningrado e di Calasso.
Il Ka, che significa “Chi?”, per la scrittrice racchiude tutto l’essere del suo amato: è inciso sulla bianca pietra d’Istria della lapide. Lì lei cerca il suo Roberto, e il perché sia vissuto, sperando che i suoi figli e i lettori vi trovino il ricordo. Ma noi lettori abbiamo già trovato in questo suo libro – e lei lo sa – la concretezza di un’avventura amorosa contenuta in un’avventura intellettuale che si propaga da molto tempo col suono giusto. Calasso, con ciò che ha trovato in Baudelaire, si spera possa accompagnarci – tramite il viatico di Fröhlich – oltre l’attualità grezza d’oggi.