Fatma Aydemir / A caccia di jinn

Fatma Aydemir, Tutti i nostri segreti, tr. di Teresa Ciuffoletti, Fazi Editore, pp. 324, euro 18,50 stampa, euro 11,99 epub

Leggendo Tutti i nostri segreti – secondo romanzo dell’autrice tedesca di origine turco-curda Fatma Aydemir, pubblicato da Fazi con la bellissima traduzione di Teresa Ciuffoletti – si arriva a un passaggio dove Ümit chiede alla sorella Peri cosa siano i jinn. Simili a spiriti, i jinn sono delle creature invisibili menzionate nel Corano che vivono sulla terra assieme agli uomini. Rappresentando tutto ciò che non si riesce a spiegare e che appare strano, i jinn influenzano in modo positivo o negativo la vita umana. “Magari ognuno ha il suo jinn” continua Peri, ragionando sui possibili e differenti spiriti che pensa la sua famiglia possa portarsi dietro nella lotta quotidiana che intravediamo dietro i loro silenzi.

Aydemir ha scritto un romanzo armonioso e nostalgico, malinconico ma pieno di vivacità, come solo le storie che ritraggono la Turchia sanno essere. Forse sono i jinn – chissà – che permeano i racconti e le parole che sgorgano dalla parte più profonda di coloro che hanno vissuto o sognano la Turchia attraverso i propri antenati. Ma potrebbero essere anche i jinn che prendono dimora dentro chi deve abbandonare la propria casa per la promessa economica di una vita migliore. Hüseyin ed Emine sono nati e cresciuti in un remoto villaggio della Turchia, dove in inverno la neve copre le strade che portano in città e dove tutti parlano una lingua che, nel viaggio verso la Germania e verso un salario più vivibile, venne poi dimenticata, relegata a un tempo da tenere nascosto. La condizione di immigrati turchi in Germania è già abbastanza impegnativa – trovandosi a vivere le proprie giornate in uno stato sconosciuto con una cultura differente e una lingua incomprensibile – senza dover aggiungere il fardello delle origini curde, una questione complessa anche nella Turchia che hanno lasciato.

Hüseyin è un operaio con un solo pensiero alla fine dei turni massacranti in fabbrica: supportare i bisogni della sua famiglia. La vita in Germania passa, anno dopo anno, con la consapevolezza che sarebbe prima o poi arrivato il momento della pensione, e con esso la possibilità di comprarsi una casa a Istanbul e tornare in Turchia con la propria famiglia. Ma i jinn hanno piani diversi per Hüseyin. Emine riceve una telefonata a tarda notte dalla Turchia: il marito ha avuto un infarto. Così inizia il viaggio di ritorno di una famiglia verso quella che è stata casa ma che ha perso, negli anni, il significato più profondo della parola. Parte Ümit, il più piccolo della famiglia, portando con sé una valigia segreta di crisi d’identità e lunghe sedute dallo psicologo per “aggiustare” quella parte di lui che si è innamorata di un compagno della squadra di calcio. Parte Peri, la figlia più piccola che se n’è andata a Francoforte non appena gli studi gliel’hanno permesso, con il suo bagaglio di perdita e dolore per il ragazzo che amava. Parte Hakan, il figlio ribelle che non vuole essere sottomesso a niente e nessuno. Parte Sevda con i figli Cem e Bahar: quella figlia maggiore che ha sempre cercato il supporto della famiglia che la voleva accanto ad un marito inaffidabile e ha sognato tutta la vita l’indipendenza di pensiero e di azione. E parte Emine, la moglie di Hüseyin che in Germania non è mai riuscita a trovare il senso delle cose e madre di quattro figli, o forse più.

Quel tanto voluto – sognato da alcuni, contrastato da altri – ritorno in Turchia è il nucleo centrale del romanzo, ciò verso cui tutte le storie personali dei membri della famiglia Yılmaz convergono. La sepoltura e il funerale del padre rappresenta un modo per trovarsi, di nuovo, tutti sotto un unico tetto, insieme. Il ritorno in Turchia diventa anche il tempo delle verità taciute, dei silenzi dietro cui sono stati nascosti sentimenti e persone. L’ultima parola pronunciata da Hüseyin prima di morire è stata Ciwan: così inizia e così termina Tutti i nostri segreti, svelando pian piano la sostanza dei silenzi e dei vuoti che in quella casa a Rheinstadt hanno finito per creare dei muri, crollati irrimediabilmente troppo tardi sotto il peso di una vita. Peri si chiede se i silenzi, nelle storie familiari, siano “le falle che faranno crollare l’intera costruzione” oppure l’ossigeno di cui abbiamo bisogno, “perché la verità sarebbe insostenibile”. Nella famiglia Yılmaz il silenzio è stata una barriera, uno scudo per celare la verità – ma la verità, per quanto dura, è sempre necessaria e deve emergere: “dove c’è dolore c’è guarigione, zızım”.

Aydemir con Tutti i nostri segreti ci regala una storia che profuma di realtà: è dolorosa, piena di rimpianti, di “se” e di “ma”; trabocca di vitalità, voglia di esplorare e conoscere, desiderio di redimersi, speranze e desideri offerti ai jinn in agguato agli angoli delle strade.