Il mondo nelle carte

Giuseppe Marcenaro, Dissipazioni, Il saggiatore, pp. 576, euro 32,00 stampa

 

Il mondo nelle carte, per Giuseppe Marcenaro, non è per niente dissipato, men che mai in questo tomo dove si raccolgono diversi libri scritti negli anni. La carta ha il suo odore, porta con sé le complicazioni e i vizi attraversati nel viaggio lungo il reale. La sua esistenza nei libri, al fianco di colle e réfi, è condita dai luoghi e dalle mani dove è stata, talora forsennatamente e talora svogliatamente, condotta. Senza contare i legni le plastiche i laminati gli allumini dove deposta.

La biblioteca di Marcenaro si erge, presumibilmente, su diversi piani e lungo numerosissimi muri d’appoggio. Si potrebbe credere che da qualche parte della Repubblica genovese prima o poi si apra una fenditura, uno squarcio, dove tutto precipiti in uno sconquassamento epocale. Che gli dèi non vogliano, naturalmente. Ma il rischio c’è.

La ricca prosa dell’autore ha sempre più il sopravvento nella descrizione dei nomi, delle cose, dei personaggi, dei fatti partecipanti a questo serissimo “gioco del mondo”. Il libri pesano, si sa, e fors’anche di più i loro autori. Ma il peccato originale di Marcenaro è implacabile. L’accumulo libresco parte da molto lontano, e comprende inquietudini, passione, incombenze d’ogni genere, sfida alle leggi fisiche, memorie di precedenti proprietari, destini incrociati, furibonde letture e dimenticanze, angosce per il futuro. Insomma tutto ciò che serve a farsi preda del caos, con tutte le sue meraviglie, con l’illusione di un controllo dagli alti e bassi epocali.

Poiché la tettonica dei libri è perfino più complessa di quella terrestre. Contiene meraviglie ben lontane dalla società civile. Storie inquietanti e pure comiche vi stanno dentro a spintonate, vi si respirano polveri non solo materiali. Lo spirito di masse sterminate di figure risuonano di clangori e scricchiolii tali da far impallidire i poltergeist dei castelli di tutta l’Inghilterra. Dissipazioni è un volume (e proprio dell’unità di misura del volume qui si dovrebbe parlare) che pretende un minimo elenco del suo contenuto. A vantaggio di chi vorrebbe approssimarsi.

Edizioni clandestine, storie celate, frontespizi antichissimi (le cui immagini appaiono fra le pagine come fantasmi evocati), prime edizioni sacre e voluttuose (con abbondante formalizzazione di scrittori e poeti liguri, genovesi e limitrofi), clandestini da ogni dove giunti per vie familiari o sconosciute, anagrafi false o falsamente veritiere, inferni poetici per lo più francesi, opere proibite ovvero la castità messa all’indice, memorie di scrittori veri e scrittori schiavizzati (nomi princeps: i vampiri Montale e Vittorini, Sbarbaro e Gadda, Lucia Rodocanachi poveretta e indefessa lavoratrice al servizio di costoro), muse vere e postume, tanto per proseguire nei nomi, Esterina Clizia Arletta Dora Markus Gerti Volpe… che più cartacee non potrebbero essere al servizio “sentimentale” di Montale, mentre affermavano la loro presenza carnale nel mondo, e lui sfuggiva sfuggiva… Montale protagonista per gran parte di Dissipazioni, poi Sbarbaro Gobetti Gadda Voghera Betocchi Saba Bazlen Foà con annessi e connessi grafici sempre più nelle profondità di manoscritti lettere missive scartafacci cartoline epistolari incrociati superstiti o distrutti. Testori e Bo, letterati d’ogni specie e costellazioni di femmine consanguinee e non.

E corpi, molti corpi, riesumati in vita e in morte, fra Parigi e Riviere, e Russia. Cimiteri (molti), cipressi (pochi), passeggi fra tombe basse e alte (così come la vita), loculi affaticati dall’impresa di contenere tutto. Fra orti lapidari e cimiteri marini, i resti non hanno mai fine nella ressa del libro, fino a quando non ci si accorge che proprio questa spropositata opera prende in consegna la gran parte del Mondo, consegnato in un sol colpo alla Città dei Vivi e alla Città dei Morti.