Immaginiamo che Gli oscillanti sia un libro di memorie trascritto da un taccuino di viaggio, ritrovato dalla protagonista del romanzo molti anni dopo gli avvenimenti accaduti a Crottarda, fosco paese incastonato fra le montagne. Il tempo รจ passato, il mistero riguardante le voci e i canti pastorali uditi in quei luoghi, e soprattutto i misteri degli abitanti saldamente incarcerati nelle loro menti e nelle loro cantine, sono rimasti tali. La giovane etnomusicologa non รจ piรน tanto giovane, ancora si chiede in che modo sia scampata alle oscure, passabilmente macabre, nottate trascorse in quel paese lontano, dove il sole appare molto di rado e gli abitanti si aggirano come spettri rinchiusi in esistenze livide e impersonali. Una vita segnata dallโodio e dalla faida con i nemici di Autelor (โQuelli Lร โ), villaggio dirimpettaio, posto in alto, e in piena luce solare. La ricercatrice prova scientificamente, e in seguito romanticamente, a cercare lโorigine dei canti notturni dei pastori, per catturarli con un magnetofono mentre sembrano risalire dalle vetuste doline che traforano lโintera montagna e il sottosuolo di Crottarda. Paese immaginario ma non tanto, disperso con tutti i suoi abitanti fra montagne difficili da raggiungere e sede di fenomeni alquanto strani e misteriosi. Ben presto si accorge, che, dopo la prima accoglienza forse necessaria ma offerta da manigoldi patentati, questa gente โ specie di zombie falsamente innocui o quasi โ proverร a contrastare il suo desiderio di veritร con ogni mezzo: lโenigmatica tenutaria della casa che lโospita, la negoziante quanto meno reticente, il sindaco impregnato di cerimoniosa ipocrisia. Senza dimenticare quella specie di creatura selvatica e incontrollabile che รจ Bernardetta, compagna di stanza strampalata e alla fine bisognosa di rapidi affetti anche corporali, cosรฌ come i cuccioli in luoghi inospitali e non domestici pretendono dagli adulti. Ai paesaggi montani, impervi e ben poco affettuosi, ci hanno abituato i romanzi di Morandini, lร dove le antiche civiltร sono rudi e difficili, francamente incomprensibili allโepoca del disastro social, ma in questo caso abbiamo, in piรน, una specie di sottile vena che riporta a certi racconti fiabescamente dark di Stephen King. La protagonista si ritrova incollata a un tempo distorto, a reazioni umane a cui non รจ abituata, diventando cosรฌ inadeguata a reagire come converrebbe. Le orde impazzite del precedente romanzo (Le maschere di Pocacosa) qui si sono trasformate in un serraglio di inetti capaci soltanto, a suo vedere, di azioni incomprensibili. Lโeroe dodicenne ha lasciato il posto a una simpatica ragazza, scienziata, che vorrebbe tirar fuori da quel terreno sgarbato le bellezze ataviche di civiltร (forse non del tutto) perdute. Ma si ritrova precisamente dove le leggi fisiche sembrano piegate da dimensioni estranee, e come potrร uscire dallโimpaccio e cavarsela lo scoprirร chi ama leggere e chi avrร volontร dโimpossessarsi del romanzo. Le narrazioni di Morandini hanno le loro radici in territori aspri e ripidi, dove la natura comanda ispida, incastonati fra Italia, Francia e Svizzera, niente a che vedere geograficamente con le cittadine del Maine, piรน o meno fittizie, descritte da King nelle sue storie. Ma le sospensioni temporali, le mortificazioni prive di senso, e la scoperta di mondi sottosopra (con un โsottoโ che assurge a contraltare fosco e potente della montagna) si proiettano decise nel nostro immaginario. Gli oscillanti non รจ soltanto il popolo rimasto sbarrato fra le mura del paese di Crottarda, gli Oscillanti siamo noi, incapaci di rincorrere gli attraversamenti solari perchรฉ la luce possa regolare il tono della vita e dei desideri. Morandini non descrive assoluzioni e possibili riscatti, a differenza di coloro che soggiornano nella riserva protetta (alquanto in voga) degli scrittori โdi montagnaโ: la sua ricerca si dirige dove le oscuritร umane hanno la meglio sul territorio, resistendo in vallate eterne e nascondendo le bellezze che pur esistono lร dove arrampicarsi รจ difficile ma ancora piรน difficile รจ evitare di farsi inghiottire dalla porositร umana, prima ancora che dalla porositร del terreno.
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Antonella Marrone
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