Vienna, 1903. Al tavolo di un caffè va in scena un dialogo impossibile tra la pensatrice femminista Lea Melandri e il filosofo misogino e razzista Otto Weininger. È l’anno di uscita di Sesso e carattere, scritto che teorizza che la donna è «soltanto materia», «assenza di senso». Pochi mesi dopo Weininger, ventitreenne, si sparerà nella stessa stanza d’albergo in cui era morto Beethoven. Più di un secolo dopo, in Dialogo tra una femminista e un misogino (Bollati Boringhieri) Lea Melandri costruisce, nella breve parabola tragica del giovane filosofo viennese, un viaggio nel tempo alle radici della cultura patriarcale, e dell’eredità che ancora le sopravvive.
