Jessie Greengrass / La storia di un’inondazione

Jessie Greengrass, C’era una casa sopra la collina, tr. Giovanna Granato, Bompiani, pp. 264, euro 18,00 stampa, euro 11,99 epub

Jessie Greengrass, nata nel 1982, inglese che vive a Berwick-upon-Tweed, ha esordito nel 2015 con la raccolta di racconti Il declino dell’alpaca impenne secondo un testimone, pubblicata in Italia nel settembre 2022 da Bompiani, nella traduzione di Tommaso Pincio. Questo C’era una casa sopra la collina (The High House, 2021) si inserisce a pieno diritto nella climate fiction, però – a differenza di molte altre opere del genere – non racconta un pianeta inaridito dalla siccità, dove intere popolazioni sono costrette alla migrazione verso zone temperate (per esempio, La storia dell’acqua di Maja Lunde, o Qualcosa là fuori di Bruno Arpaia), bensì l’altra faccia del cambiamento climatico: l’estendersi di un clima di tipo monsonico fino alle zone temperate, fino all’Europa centro-settentrionale, mentre presumibilmente aree come il Mediterraneo sono inaridite; di conseguenza, racconta di rovinose inondazioni anziché di storie di desertificazione.

Dobbiamo constatare che mentre ancora in Italia la fiction climatica non stuzzica le scrittrici e gli scrittori, che sembrano avere ormai smarrito la strada dell’impegno civile, in molti paesi esteri si sviluppa un interesse sempre più consapevole per il destino della civiltà su questo pianeta, nell’immediato futuro, sotto l’azione dei cambiamenti climatici. Da noi per ora solo alcuni mercati di nicchia, di genere (leggasi “fantascienza”), si sono occupati, o meglio pre-occupati, dell’innalzamento della temperatura globale. Tra gli autori di portata nazionale, una lodevole eccezione è Bruno Arpaia, che con il suo romanzo del 2016 citato sopra ha cominciato a interrogarsi sul futuro. Va detto tuttavia che Qualcosa, là fuori appare debitore di stereotipi del filone post-catastrofico, che lo avvicinano quindi al nuovo distopico piuttosto che a una riflessione del genere “Che Fare”?

È normale che il confine tra climate fiction e nuovo distopico sia permeabile: dopo tutto, entrambi i sottogeneri sono di solito ambientati in un mondo peggiore del nostro, tuttavia la distopia si è ridotta nei nostri giorni a uno scenario drammatico per storie avventurose, per emozioni “forti”, e gli scrittori che si definiscono impegnati se ne tengono a distanza.

C’era una casa sopra la collina ha quattro protagonisti: l’adolescente Caro (Caroline), il cui padre ha sposato Francesca, famosa attivista per la decarbonizzazione; il suo fratellino Pauly, figlio dello stesso padre e di Francesca; Sally, giovane universitaria che ha rinunciato a proseguire gli studi per tornare a accudire il nonno; quest’ultimo infine, conosciuto solo come Grandy (una sorta di vezzeggiativo per “nonno”). Francesca, resasi conto che le condizioni climatiche non possono che peggiorare ulteriormente, perché siamo andati troppo “oltre”, decide di proteggere in una specie di “arca” (va detto che nel romanzo sono assenti riferimenti biblici) il figlio Pauly, sotto la cura della sorella maggiore Caro. Questo perché, pur consapevole dell’inarrestabilità degli eventi, Francesca continua a accorrere ovunque nel mondo si lotti contro la furia del clima.

Negli anni, Francesca predispone in segreto un rifugio sicuro nella “casa alta”, una sua proprietà immobiliare in un villaggio costiero che un tempo era abitato da pescatori, oggi invece sfruttato dal turismo. Francesca trova un alleato nell’anziano, consapevole guardiano invernale del paese, che si trasferisce nella casa insieme alla nipote Sally. Francesca accumula nell’abitazione, sopraelevata rispetto al nucleo del villaggio e nascosta alla vista dietro un rialzo del terreno, una grande quantità di provviste alimentari, generi sanitari, vestiario e altro, tutto ciò che dovrebbe permettere a Pauly di sopravvivere forse indefinitamente alla catastrofe, accudito dall’anziano nonno e dalle due giovani. L’energia è fornita da un generatore a forza idrica, garantito per cento anni, i terreni circostanti sono coltivati a ortaggi. Il romanzo è la storia di questo tentativo di sopravvivenza, quando il maltempo colpisce davvero: tutta l’acqua che entra in circolo dalle fasce climatiche inaridite trova sfogo nelle ex zone temperate, provocando piogge continue e spaventose, inarrestabili inondazioni.