Luca Tosi / Tra rovina e riscatto

Luca Tosi, Oppure il diavolo, Terrarossa Edizioni, pp. 97, euro 13,00 stampa, euro 7,50 epub

Appena finita la lettura del secondo romanzo (breve) di Tosi sono andato a cercare su Google Maps il paesotto del nord ove è ambientato, Poggio Berni, convinto che non l’avrei trovato perché un posto così strampalato doveva essere parto – pensavo – della fertile immaginazione dello scrittore cesenate. Ma no! Poggio Berni esiste e sta in provincia di Rimini. Non fa però comune, in quanto frazione di Poggio Torriana. E adesso devo sperare che nessuno dei residenti prenda d’aceto e faccia causa al Tosi, visto che nelle pagine di Oppure il diavolo la (ridotta) popolazione locale viene presentata come un aggregato di sfigati, a partire dal protagonista e io narrante, che risponde all’antiquato nome di Natale.

Devo dire che quanto a stramberia quest’ultimo brilla anche in una banda di scappati di casa quale quella che si raduna nel bar di Poggio Berni: orfano di padre, cresciuto con una madre anaffettiva e manesca (donna delle pulizie il cui unico orizzonte al di là del gramo lavoro è quanto passa su Rete 4), strappato dalla scuola per via delle non proprio floride finanze della sua famiglia monoparentale, decisamente imbranato per quanto riguarda i rapporti con l’altro sesso e non del tutto certo di non preferire lo stesso, una serie di lavoretti precari ma nessuna occupazione stabile, Natale a tutti gli effetti un inetto che fa impallidire persino Zeno Cosini.

Attorno a lui un piccolo cast di provinciali a vita, più prigionieri che abitanti del natio borgo selvatico, il quale a modo suo ha anche qualche forma di inclusività, visto come ha integrato Dragoi lo slavo, che apre la narrazione sfasciando la sua Mini Cooper nella piazzetta del paesotto – uno di quegli incidenti automobilistici che costituiscono classicissimo argomento di conversazione in tutte le vere province del pianeta. Di questa e altre disgrazie si parla nel centro della vita sociale, l’immancabile bar dove bivaccano gli scioperati locali, coi quali il Natale socializza ma non proprio convintamente, consumando un Cremino Algida dopo l’altro nella torrida estate romagnola. Del resto nella terra di Fellini e Mussolini auto e moto non sono meri mezzi di trasporto, ma oggetto di una sorta di religiosità meccanica, che si materializza in corse forsennate e sinistri spettacolari.

Natale ha però una diversa passione, la pesca, della quale è autentico esperto. Ma non ve lo figurate seduto sulle rive di fiumi maestosi, torrenti incontaminati, scenografici laghi alpini: lui e i suoi sodali gettano esche e ami nelle acque limacciose dei laghetti artificiali FIPS, una delle (ben poche) attrazioni della (non proprio) ridente cittadina. E proprio sulle rive di uno di questi stagni accade qualcosa che scombussolerà la vita del nostro eroe, fino a quel momento non proprio ricca di eventi memorabili.

E il diavolo, si potrebbe chiedere? Dipende da come leggiamo la storia. A modo suo Natale ha una sua religiosità, per quanto non molto ben definita, e il diavolo ne fa parte; è il male che dal quale l’ha messo in guardia un’educazione rozzamente cattolica. Ma è qualcosa che sta fuori l’anima di Natale, o non piuttosto il nome da dare a una serie di sue pulsioni piuttosto inquietanti? Il protagonista di Oppure il diavolo a un certo punto s’imbarca in una serie di atti piuttosto discutibili se non delinquenziali. È solo un giovanotto sprovveduto e goffo ma sostanzialmente buono, o uno squilibrato capace di gesti inconsulti e pericolosi? Non mi pare corretto in sede di recensione dare una risposta a questa domanda, e mi limito a concludere che, dopo il buon esordio di Ragazza senza prefazione, uscito tre anni fa sempre per Terrarossa, Tosi ha dato ulteriore prova di stare degnamente nell’alveo della letteratura emiliano-romagnola. Vale la pena di seguirlo.

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