Octavia Cade / Notizie della dipartita

Octavia Cade, Felicità, tr. di Vargas, Zona 42, pp. 84, euro  9,90 stampa, euro 4,99 epub

Da Borges a Calvino, agli epigoni cinematografici dei libri gioco, di moda qualche anno fa (Lola corre, Sliding doors), una storia a bivi dovrebbe in teoria attivarci per spingerci a partecipare alla meccanica del processo creativo. Tutto al contrario, Octavia Cade ricorre a questo espediente narrativo per la ragione opposta: una volta agganciato il lettore, accreditare invariabilmente la medesima conclusione, declinabile all’infinito, a prescindere dalle scelte a menu, apparentemente molto diverse, che potrà selezionare. Come l’autrice chiarisce sin dalle prime righe, infatti: “Questa è un’avventura a bivi.  Ogni episodio è a lieto fine. Tutti muoiono felici. Tu muori felice. Sempre”.

Felicità parla innanzitutto dell’irrilevanza di qualsivoglia disposizione d’animo con cui crediamo di prepararci ad accogliere una catastrofe climatica a lungo annunciata ma che la nostra civiltà, intesa anche come l’ipotetica varietà umana privilegiata, ha preferito non prendere troppo sul serio. Un passo alla volta, come la tartaruga nel metaforico pentolone, avanziamo così in una fiction climatica che non rinuncia ai toni pungenti di una commedia molto black, a mano a mano che le nostre risorse emotive ostentate davanti alla crisi – dai sensi di colpa più o meno esibiti all’utilitarismo più o meno cinico, per concludere con l’eccitabilità del survivalista duro e puro – sembrano ricondursi tutte a una qualche ridicola formula consolatoria. Alla fine, si muore comunque ma si muore con una stupida sensazione di sollievo stampata in volto.

Una volta vagliate le opzioni a disposizione per lasciare decentemente (cioè, “felicemente” secondo il lessico del racconto), questo mondo, non appena abbiamo, cioè, finito di scandagliate le molteplici varietà di suicidio, omicidio, morte incidentale, ecc. Cade sembra suggerire che la presa di coscienza e la conseguente ribellione, per quanto presumibilmente futile al pari di differenti posture, risulta a conti fatti non solo la prospettiva più sensata ma anche la più gratificante.

Octavia Cade è un’autrice neozelandese specializzata nella comunicazione a tema ecologico, pluripremiata nel suo Paese, benché non ancora affermatissima nel mondo anglosassone. Felicità, una short story apparsa due anni fa su una rivista online di science fiction, ė l’ennesima perla che Zona 42 ha scovato e propone ora nella collana “I Nodi”.

Il giochino dei “destini incrociati” si rivela naturalmente ben presto un mero trucco diegetico. Mentre la storia procede con deliziosa crudeltà tra macerie di socialità che intuiamo malamente scampate a calamità antropogeniche, ogni cosa, ovunque ci giriamo, sembra preannunciare un inquietante finale di stampo ballardiano. Come lettore non so dire se alla fine del racconto mi sia sentito più sollecitato, ispirato o respinto dal riflesso di una società che si specchia in una cacotopia fin troppo simile al mondo che già conosciamo. Posso dire però che l’espediente di Cade funziona e che, una volta iniziato a leggere, ho continuato di un fiato fino all’ultima paginetta.