Blaise Cendrars / Parigi moderna, Roma eterna

Blaise Cendrars, Una notte nella foresta, tr. Federica Cremaschi, Lamantica Edizioni, pp. 108, euro 14,00 stampa

Ci sono scrittori la cui vita รจ semplicemente inseparabile dalla loro opera: che non solo hanno attinto ai fatti della propria vicenda per costruire le loro narrazioni, ma si sono deliberatamente esposti come personaggi della loro narrativa. Viene da pensare a Ferdinand Cรฉline, ovviamente; e anche a Frรฉdรฉric-Louis Sauser, in arte Blaise Cendrars.

Nato poeta, e protagonista delle avanguardie che prima della Grande guerra sconquassano il mondo della poesia europea, perde una mano durante il conflitto, proprio la destra con la quale scriveva, e si reinventa come scrittore della mano sinistra, passando alla narrativa. E proprio alla metร  degli anni Venti Cendrars scrive questo breve testo autobiografico (uscito poi nel 1929), preludio ai successivi libri nei quali Blaise si racconta, a partire da L’Homme foudroyรฉ (1945). Non a caso la prima edizione riportava il sottotitolo Primo frammento di un’autobiografia, come ci spiega Riccardo Benedettini nella sua documentata introduzione.

Una notte nella foresta รจ un titolo volutamente fuorviante. Cendrars accenna solamente a โ€œquella piccola picada attraverso la foresta vergine, un sentiero terribile che mi avrebbe condotto a questa bocca, una bocca di donna (โ€ฆ) la bocca di una donna elegante, che si mordicchia il rossetto, una bocca rossaโ€ โ€“ ma di cosa sia successo in quella notte nella foresta brasiliana non dice altro. In realtร  siamo a Parigi, lo scrittore รจ tornato da uno dei suoi tanti viaggi, ha consegnato al suo editore il manoscritto di Le Plan de l’Aiguille, prima parte del romanzo Les confessions de Dan Yack. Ma Cendrars รจ troppo irrequieto per fermarsi, scende dalla sua macchina solo per chiedere un sostanzioso anticipo all’editore, promettere altri libri, e ripartire di corsa per la Spagna sulla sua Ballot blu (per chi come me รจ ignorante sulle auto d’epoca, dirรฒ che si trattava di un’automobile veloce e costosa; ร‰douard Ballot fu il mentore di un certo Ettore Bugatti…).

Questo snello volumetto รจ irrequieto, folle e travolgente come lo stesso Cendrars, che salta dal presente al passato prossimo a quello piรน lontano, e ogni tanto regala frasi folgoranti come questa: โ€œVado ai bagni. Mi attardo da un barbiere nella piazza del Thรฉรขtre-Franรงais. Entro in svariati caffรจ. Evito i posti dove mi conoscono e le vie dove potrei rincontrare e urtare me stessoโ€. A differenza di altri scrittori che hanno fatto di se stessi personaggi, come dicono gli americani, greater than life, Cendrars (come Cรฉline) non รจ un narcisista: si annoia soprattutto di se stesso. Per questo รจ sempre pronto a partire per gli angoli piรน remoti (allora) del pianeta. Per questo per lui รจ โ€œmortale ogni ritorno a Parigiโ€.

E questo รจ anche il motivo per cui, onestamente, lo scrittore torna al suo fallimento romano, al disastro cinematografico che fece morire sul nascere la sua carriera di regista nel 1921: e le pagine dedicate a Roma sono ricche di perle come la seguente: โ€œGli sputi sul Corso, come le voci degli uomini che di notte giocavano alla morra nella cinta del Colosseo sono segno di una vitalitร  esausta piรน che di semplice incuria del Senatoโ€. E proprio queste pagine dedicate all’Urbe Eterna sono tra le piรน interessanti di Una notte nella foresta, anche e soprattutto leggendo della Roma del 1921 e pensando allo stato attuale della cittร : โ€œQui tutto si sgretola, รจ malato, soccombe sotto una lenta spintaโ€. Particolarmente gustose le pagine sulle romane che assediano il regista-poeta-romanziere cercando di entrare nel mondo del cinema (prolegomeni a Bellissima…).

Perรฒ Cendrars non disprezza tutto della nostra capitale: per lui รจ eterna nelle โ€œcatacombe che frananoโ€. Lo attira la Roma sotterranea, ctonia, quella โ€œdelle Sibille, la Roma demoniaca, la Roma dei negromantiโ€. Quella sรฌ che รจ grande; e viene da pensare allora alla Roma misterica e notturna de Il segno del comando, mentre oggi va di moda quella borgatara della Banda della Magliana e dei clan malavitosi di Ostia. Il punto di vista sghembo e straniero dello svizzero-francese Cendrars, allora, lo si apprezza ancor di piรน.