Parola d’ordine: equilibrio

Leo Ortolani, Cinzia, Bao Publishing, pp. 240, euro 20,00 stampa

Ogni narratore è di fondo un equilibrista. Il fatto che stia seduto mentre avanza sul filo non riduce di una virgola il concetto. Raccontare una storia significa sempre convivere col vuoto, pronto a inghiottirti e spiattellarti al suolo alla minima incertezza. Un passo falso e sei fritto, bello. Chiarito ciò, accomodati e cammina: raccontaci la tua storia e vediamo quand’è che cadi.

Leo Ortolani non cade dalla corda – e non pago cambia rotta, salta da un filo teso all’altro con davanti il traguardo da raggiungere e sotto di sé le note giuste, una per ogni corda sulla quale compie parte del percorso. L’ironia, la comicità, la denuncia sociale, la critica sociologica, perfino il musical – il musical in un fumetto, badate bene! – danzano con lui in una melodiosa mescolanza che gli è propria. Non s’impara e non s’insegna, una cosa così. O ce l’hai o non ce l’hai. Ortolani ce l’ha.

Come Cinzia, del resto. I lettori di Rat-Man, fortunatissima serie a fumetti che Ortolani ha scritto e sceneggiato dal 1989 e chiuso nei recenti anni, la conoscono già molto bene. Un corpo da sogno, una donna perfetta, non fosse per quei trenta centimetri in più che prepotenti le ricordano (allo specchio e ovunque) il motivo per cui tanta, troppa la gente la guarda nel modo in cui si guarda ciò che non si desidera vedere. La stessa gente che le restituisce il documento d’identità al termine di un colloquio di lavoro potenzialmente andato a buon fine, per poi dirle, appena appreso che all’anagrafe si chiama ancora Paul, che le farà sapere.

Fra assemblee di gruppo presso una comunità il cui acronimo si allunga di pari passo alle varietà sessuali che chiama a sé, confronti e battibecchi con l’amica Tamara, anche lei transessuale, e citazioni bibliche riferite all’Arca di Noé (che costruiscono, queste ultime, una storia e uno spunto riflessivo ulteriori e a sé stanti), assistiamo allo svolgersi della storia di Cinzia commossi, ma non senza sorridere. Di tanto in tanto, sempre e solo quando serve. Almeno nei fumetti, prendere un po’ in giro la vita si può e si deve, accidenti.

Che poi, dalla vita, Cinzia cosa chiede, di grazia? Amare ed essere amata, tutto qui. Reclama l’applicazione della più antica e viscerale legge umana estesa alle macchie. Perché è invece questo che Cinzia ammette spesso di sentirsi essere: una macchia. Mica una macchia di quelle sui vestiti, giammai, quelle vanno via, ricorda lei stessa a una sconosciuta vecchietta con la quale parlotta per strada. Una macchia della società, si sente. Hai voglia a cambiare il fustino del tuo detersivo di fiducia con due fustini di un detersivo qualsiasi. Quelle macchie lì restano. E vivaddio, che restano.

Lasciatevi dunque condurre sul filo da Ortolani e gioite di trovarvi sospesi dentro una sua storia, sotto la sua regia. Non ci si perde, signore e signori, siete in mani sicure e ferme. Che siate stati o meno lettori del Ratto, questo capolavoro della narrativa disegnata è qui per presentarvi un personaggio che non si deve esitare a definire vergine, prima che inedito – pure se inedito, e men che mai vergine, non è. Eppure la vediamo per la prima volta, Cinzia, e per la prima volta il suo essere pronta a tutto pur di amare, essere amata e attestare la propria identità al mondo la rende al tempo stesso una creatura pura, unica.

Una domanda resta tuttavia inevasa, al termine della lettura, ed è proprio Cinzia a trovare le parole per formularla, durante un incontro nella comunità dal chilometrico e impronunciabile nome: «Cosa ce ne facciamo di tutta questa tolleranza da parte degli eterosessuali, se poi non possiamo amarli o essere amati da loro?»

E chi lo sa, Cinzia? Chi lo sa. Forse bisogna tutti fare come il tuo creatore, che non casca dal filo teso. O come te, quando scopri il sistema per salvarti dal Diluvio Universale, anche se sull’Arca non ti hanno voluta.

Forse bisogna solamente riuscire a stare a galla.

https://baopublishing.it/

Articolo precedente
Articolo successivo