La scrittura di Paul Murray è magnetica: tutto comincia da una piccola cittadina in Irlanda, a due ore di auto da Dublino, ma ben presto l’autore finisce per espandersi, la sua narrazione diventa anche la nostra, inglobandoci tutti in quell’alveare che chiamiamo pianeta Terra. Scuotendoci, schiaffeggiandoci, sembra chiederci: lo sentite anche voi il ronzio, l’urgenza di avere un fronte compatto e unito, l’eco del cambiamento climatico? Finalista al Booker Prize 2023 e vincitore dell’Irish Book of the Year, Il giorno dell’ape è il quarto romanzo di Murray, scrittore irlandese, un romanzo che è un’avventura – anzi, l’avventura – tragicomica di tutti noi che viviamo in un presente complesso e fragile.
Molti anni prima del presente di cui parla il romanzo, c’è stato un tempo in cui Dickie – il padre di famiglia – era soltanto uno studente di Economia al Trinity College di Dublino, indirizzo scelto per una futura carriera nella concessionaria d’auto del padre. C’erano le infinite possibilità che si nascondevano agli angoli dei pub della capitale irlandese, futuri possibili in cui la vita non lo avrebbe allontanato dalle braccia del ragazzo che amava. Contemporaneamente, nella cittadina che i Barnes chiamano casa, c’era Frank, il figlio minore, con una brillante carriera all’orizzonte come giocatore nella squadra di calcio gaelico; e c’era Imelda, una ragazza la cui bellezza viene tenuta gelosamente in custodia dalla tirannia di un padre violento. Frank e Imelda si conoscono per caso e dalla scintilla del loro giovane amore nasce un vero e proprio incendio. C’è stato anche, in seguito, un tempo in cui il dolore per la perdita è riuscito a raggiungere un livello di annebbiamento e di abbattimento tali da trasformare le ceneri di un Barnes in una nuova vita che nasce.
Il matrimonio di Dickie e Imelda rimane unito dall’abitudine e dalla presenza dei figli, Cassandra e PJ. Cass è all’ultimo anno di liceo e sta per sostenere l’esame di maturità, il biglietto (che pensa essere) di sola andata per Dublino, lontana da dinamiche famigliari disfunzionali, sognando la grande città aprirsi sotto i suoi piedi. PJ è un ragazzino di dodici anni che ama i videogiochi e passare i caldi pomeriggi estivi addentrandosi nel bosco dietro casa, provando un forte desiderio di essere quel collante che possa tenere assieme i pezzi di una famiglia che si sta sciogliendo. Il matrimonio di Dickie e Imelda, in aggiunta ad una crisi interna al matrimonio, deve anche affrontare la crisi economica che minaccia di chiudere la concessionaria d’auto gestita dal marito. Imelda urla perché non riesce più a permettersi lo stile di vita (e di acquisti) di prima, mentre Dickie sembra fuggire nel bosco dietro casa per togliersi di dosso la maschera che ha dovuto indossare per adempiere ad aspettative e doveri. Proprio in mezzo al bosco Dickie ha deciso di costruire un rifugio, una casa per la fine del mondo, un bunker. Dopo l’alluvione che ha inondato le strade irlandesi per settimane, Dickie, in aspettativa da lavoro mentre il padre cerca di riavviare l’attività, si dedica alla ristrutturazione del Bunker per renderlo autosufficiente in caso di calamità naturale.
Quel bisogno che Dickie sente di togliersi la maschera e ritornare a essere autentico e candido sembra essere raggiunto solo a contatto con l’aria pulita e fresca del bosco. Riprendendo un dibattito accademico sul cambiamento climatico a cui Cass assiste durante i suoi giorni a Dublino, Murray riesce a instillare la necessità dell’unione. Dobbiamo rivedere le nostre priorità, come società, prima di smarrire irrimediabilmente la strada, ripensando radicalmente a cosa definisce la nostra identità in quanto persone. Se ciò che sta peggiorando la situazione climatica sono le azioni che svolgiamo quotidianamente e non vogliamo che quel ronzio, quell’urgenza che percepiamo di fare qualcosa sia vana, è necessario gettare le maschere dietro le quali abbiamo da sempre nascosto le nostre vulnerabilità e lavorare assieme in modo autentico. «Stare insieme […] è cruciale, se vogliamo contrastare un fenomeno globale come il cambiamento climatico».
Murray è un narratore ipnotico che trova la sua forza nel realismo della sua storia: è esattamente traducendo in un racconto senza rassicurazione alcuna, anzi, mettendo allo scoperto alcune delle importanti tematiche della nostra epoca, che Murray riesce a coadiuvare al meglio la commedia e la tragedia che tutti noi viviamo. Con un cambio di registro linguistico e un cambio di stile narrativo all’interno del romanzo, Murray ci conduce a un gran finale. Il giorno dell’ape è il romanzo famigliare contemporaneo che non sapevamo di aspettare con urgenza. «Al giorno d’oggi, nel mondo sviluppato, il più grande pericolo per l’assetto politico è l’attenzione che le persone prestano all’ambiente in cui vivono»: Murray ci incita a tenere gli occhi ben aperti.