Villiers de l’Isle-Adam / Archeologia della misoginia nella tecnologia

Auguste de Villiers de l’Isle-Adam, Eva futura, tr. Chetro De Carolis, Marsilio, pp. 392, euro 19,00 stampa, euro 9,99 epub

Il romanzo Eva futura di Auguste de Villiers de l’Isle-Adam, letto nel 2021, produce effetti comici, e, allo stesso tempo, disturbanti. Inoltre presenta inquietanti corrispondenze con la contemporaneità. Il romanzo accusato di un alto livello di misoginia non smentisce la sua fama anche a distanza di centotrentacinque anni. In quasi quattrocento pagine è riportata l’immaginaria conversazione fra due uomini, lo scienziato Thomas Edison e il giovane Lord Edward, tormentato da un amore infelice. I due parlano di massimi sistemi come fiumi in piena nello studio o nel laboratorio-wonderstruck dello scienziato.

Siamo ben lontani dalla sagacia dei dialoghi da salotto che ci ha regalato Jane Austen a inizio ottocento. Del resto l’innesco del romanzo è la sofferenza d’amore del giovane nobile che non ritrova nella donna amata l’ideale sperato. Lord Edward disprezza le donne che agiscono per proprio interesse e che sono state narrate da Austen nelle loro contraddizioni e difficoltà, agogna invece il ritorno di un angelo femminile puro e bidimensionale che vive in attesa del suo amore maschile. Il giovane, consapevole dell’impossibilità di realizzare questo desiderio, decide di suicidarsi. Questa decisione potrebbe anche fare simpatia. Sia ben chiaro, non lo si intende come augurio del suicidio di chicchessia. Ma simbolicamente quell’uomo capisce che non c’è più posto per un’idea di sé stesso così compiacente in un mondo che sta cambiando radicalmente e fa spazio con fatica all’autonomia delle donne.

Purtroppo però Lord Edward, prima di compiere il fatidico gesto, decide di comunicarlo a Edison che si sente in dovere di aiutarlo attraverso una sua invenzione, l’andreide. La verbosità dei monologhi in cui Edison spiega il funzionamento di questa Eva futura delinea in modo grottesco la figura dell’ingegnere moderno. La “scienza applicata”, che in quegli anni dava i suoi frutti attraverso lo studio dell’elettricità, in questo personaggio si mostra in tutta la sua “idolatria del fatto”. L’Edison, immaginato da Villiers de L’Isle-Adam, incarna un sistema di valori strettamente legato all’idea di progresso del genere umano, o meglio dell’Uomo, e della tecnologia. Questo personaggio è convinto di essere libero da qualsiasi ideologia romantica perché è in grado di scomporre gli elementi della realtà e di riprodurre il loro funzionamento in modo scientifico e pratico, ciò che lo spinge nella ricerca è un desidero di giustizia e prosperità per l’Uomo. Durante la confessione delle sue motivazioni dà il suo peggio: dichiara di volere l’esecuzione capitale di centomila donne e più, paradossalmente accusate di artificiosità. Nella sua condanna le uniche che risparmia sono le giovani devote e abneganti o le mariti, perché già morte.

Villiers de L’Isle-Adam, oppositore del Positivismo, attribuisce a Edison i pensieri più misogini. Si potrebbe pensare che questa sia una ulteriore critica a un pensiero che si stava imponendo in quel secolo. Tuttavia nel romanzo, Lord Edward – controparte di Edison –

non dimostra di essere particolarmente scosso dal desidero di carneficina dello scienziato. Dopo diversi tormenti, unicamente legati all’accettazione dell’artificiale in opposizione al naturale, decide di prendere come campagna l’andreide. Come se l’autore volesse dirci che l’artificiale, prodigiosa creazione dell’Uomo aiutato da poteri mesmerici, è preferibile all’artificioso, al posticcio ingannevole. Il giovane protagonista si innamora di questa idea, e della sua incarnazione metallica, tanto che alla fine piange la scomparsa dell’andreide dichiarando una sofferenza maggiore di quella che prova per la scomparsa della sua fidanzata in carne e ossa.

Sia che si tratti di una demistificazione o di una positivistica fiducia nel processo scientifico, il protagonista del romanzo è l’Uomo. Inteso come soggetto razionale, possidente, titolare di diritti, occidentale, centro della storia e, per ultimo ma non meno importante, ingegnere. Un’idea di umanità che la filosofa Rosi Braidotti rintraccia a partire dall’Illuminismo in cui la misoginia non può essere vista solo come una inclinazione particolare dell’autore. In quell’orizzonte di idee, il soggetto differente, la donna che cerca una propria autonomia, risulta abbietta, detestabile, da sostituire solo con la nascita di una Donna fatta a immagine e somiglianza dell’Uomo.

Tuttavia quello che inquieta di più nel libro è la strana corrispondenza del personaggio Edison con personaggi di altri libri contemporanei. Esempi simili sono i giovani venti-trentenni rampanti in La valle scura di Anna Wiener, oppure i programmatori in The Great Disruption di Jessica Powell. Siamo ormai abituati alle descrizioni dei lavoratori della Silicon Valley: soggetti fiduciosi fino al parossismo delle capacità benefiche della tecnologia, spesso intrisi del più bieco sessismo e razzismo; sono simili all’Edison di Villiers de L’Isle-Adam, mostrano la stessa sicurezza nello smontare i fatti del mondo per riprodurne digitalmente il funzionamento. Oggi questo atteggiamento lo chiamiamo suprematismo nerd, ma in questo Eva futura constatiamo che ha delle origini molto lontane.