Annalisa De Simone / Ambizione e potere

Annalisa De Simone, Ingrata, Nutrimenti, pp. 224, euro 19,00 stampa, euro 9,99 epub

Sono due le ragioni che, in via preventiva, destano molta curiosità nei confronti del nuovo libro (il quarto) di Annalisa De Simone. La prima ragione è dovuta alla scelta di lavorare su un personaggio contraddittorio e complesso, ma molto umano, di una “donna in carriera”. La seconda è quella di ambientare la storia, con elementi di forte e chiaro realismo nei drogati anni Ottanta, quando il nostro paese visse molto al di sopra dei propri mezzi e la politica, “certa politica”, operò in collusione con “certi imprenditori” e insieme a segmenti di malavita, pensò di divorarsi il nostro paese. Il libro ha per titolo Ingrata e potrebbe offrire al lettore un falso indizio.

Dopo un incipit che accenna già all’epilogo di una vicenda raccontata all’interno del libro, la storia prende un percorso più lineare e inizia dalla confortante normalità di una cittadina di provincia abruzzese. Qui è cresciuta Letizia Mastracci, brillante neolaureata in Giurisprudenza che decide legittimamente di mettere a frutto i suoi studi. Per questo si trasferisce a Roma e incontra “il Principe”, Tonino Giuliante, politico di spicco del PSI, suo compaesano che gli era stato presentato e accomandato da suo padre, rimasto a casa ormai vedovo e malato. Si consuma così la prima, doverosa e significativa, cesura, premessa indispensabile per la struttura del racconto. Non solo la provincia “contro” la grande città ma anche l’anziano, integro, padre militante socialista “contro” il suo collega, esponente del “nuovo”.

Come si compongono e si giustificano allora queste cesure? Con le ambizioni di Letizia, doverose verso sé stessa – ci è dato da pensare – ma che ben presto diventano vera e propria sete di potere che svelano un lato oscuro a sé stessa che man mano la porterà forse dove neanche lei si aspettava di arrivare. Letizia ama il potere, certamente. Guarda il mondo e le persone con gli occhi del desiderio e della voracità. Ha tutto per riuscire. È preparata, è carina, è intraprendente, è nel posto giusto al momento giusto ma soprattutto è sulla scia di una persona molto influente. L’uomo più anziano sembra invincibile addirittura inattaccabile. Lei lo adora, lo desidera con una spinta emotiva che aumenta quando lui le si rivolge con toni di seduzione paterna. Letizia vive di pulsioni che non separano le mente dal corpo. Lei sogna, ricorda. Pensa, agisce e impara. Solo molto più tardi acquisterà la consapevolezza che “sempre si rincorrono le impronte di qualcun altro ma che poi sempre, a queste tracce, se ne preferiscono delle nuove”. Da qui passerà il momento della crescita e dell’emancipazione forse proprio dell’ingratitudine. Ma se questo termine è colmo di un significato morale, De Simone manovra il suo romanzo con una sorta di “distanza partecipata” che ci permette di seguire le sorti della giovane donna che acquista sempre più potere mentre il suo mentore ne discende rovinosamente i gradini. Si annida n questo momento il tema dell’ingratitudine? Oppure è una questione più ampia con cui la protagonista deve fare i conti anche riguardo a sé stessa?

Il lavoro del narratore prosegue allora chiamando in causa relazioni affettive poco soddisfacenti che però non impediscono mai di tenere la barra sempre dritta verso la gestione del potere. Ci si misura allora con possibili tradimenti, con la mancanza di figli, con la chirurga estetica fino al punto di arrivo costituito dalla solitudine. Scopriamo così il coraggio dell’autrice che accetta di misurarsi con molti luoghi comuni che attraversano l’argomento senza mai rimanerne impigliata forte della sfida di far uscire la figura femminile della “donna di potere” dalla maschera che il pensiero dominante le ha costruito addosso per restituirle un’umanità dolente e non moralista. La scrittura puoi segue un percorso parallelo riuscendo a portare a compimento un sentiero accidentato anche questo a rischio di trappole dei luoghi comuni, sfidando a volte con successo la narrazione pop senza mai perdere di vista il passo letterario che delle cose apparentemente semplici ci fa vedere la complessità.