Dennis McKenna / “Paradise Now”, quando le scimmie scoprirono l’iperspazio

Dennis McKenna, La confraternita dell’abisso urlante. La mia vita con Terence McKenna, tr. di Francesco De Luca, Delufa Press, pp. 700, euro 28,00 stampa

Vi ricordate di quei missili giocattolo che andavano tanto di moda negli anni Sessanta? Il missile veniva piazzato su una rampa di lancio e poi, tramite una molla, un elastico oppure – pratica consueta tra i ragazzini più spericolati – una piccola quantità di esplosivo, lo si mandava in orbita e, all’apice della sua parabola, espelleva il pilota, una scimmietta di plastica, che atterrava in sicurezza grazie a un piccolo paracadute di carta. Da bambini ci siamo sempre chiesti che cosa volesse rappresentare quella scimmietta di plastica. Questo libro, La Confraternita dell’abisso urlante, scritto da Dennis McKenna, fratello dello “psiconauta” Terence McKenna, morto nel 2000, spiega come la scimmia, proprio come accade nella sequenza iniziale di 2001: Odissea nello Spazio, di Stanley Kubrick, si sia evoluta in un viaggiatore nello spazio – o nell’iperspazio. Infatti, uno dei motivi che ha reso celebri i fratelli McKenna, veri e propri dioscuri della controcultura psichedelica, è la teoria che nella preistoria alcune scimmie nostre antenate abbiano iniziato a nutrirsi di piante o funghi allucinogeni, alimenti che hanno prodotto un aumento esponenziale della massa cerebrale, dando origine a Homo Sapiens. Ecco perché nell’abitacolo del missile c’era una scimmia: quale migliore rappresentazione della cosiddetta “teoria della scimmia sballata” di Terence McKenna? In L’abisso urlante si racconta come fin da piccoli i fratelli McKenna, al riparo di una grande baracca di lamiera in Colorado, si divertivano a realizzare missili-giocattolo sempre più potenti, dando inizio a un vero e proprio programma missilistico segreto. Vi ricorda qualcuno?

Verso la fine dell’800 venne scoperta, presso la città svedese di Birka, l’antica tomba di un guerriero vichingo vissuto nel nono secolo d. C. Si trattava di una tomba piena di armi, di giochi e contenente anche gli scheletri di due cavalli, evidentemente appartenuti al guerriero in questione. Tutto chiaro, apparentemente; eppure c’era qualcosa nello scheletro del guerriero che faceva pensare che la persona sepolta fosse una donna.  Soltanto nel 2016, con le recenti tecniche di analisi del DNA, si è stabilito che il guerriero in questione era effettivamente una donna, una guerriera, o forse una sacerdotessa. Nel corso del Novecento tante tombe analoghe sono state rinvenute in Nord Europa, spesso di donne guerriere o sacerdotesse, dette volva in antico norreno. Nel corredo funebre di queste donne spesso si è rinvenuto anche un sacchetto di pelle contenente alcuni semi di giusquiamo nero, pianta che contiene un principio attivo che è un potente analgesico, ma anche un potente allucinogeno. Gettando questi semi nel fuoco o sopra delle pietre arroventate, si sprigionavano dei fumi che producevano allucinazioni.

Il rapporto della specie umana con le piante medicinali e con i funghi risale a millenni fa, e forse a centinaia di migliaia di anni fa, agli albori della civiltà umana. Ancora oggi gli studiosi continuano a catalogare ed esplorare il mondo affascinante di queste essenze botaniche e micologiche dalle proprietà straordinarie. Per quanto riguarda i funghi, in particolare, negli ultimi anni sono usciti degli studi affascinanti che rivelano le meraviglie della loro parte nascosta, sotterranea, il cosiddetto micelio, che può estendersi per chilometri e chilometri, connettendo le radici dei vari alberi grazie ad un fittissimo reticolo di lunghissime ife, che utilizzano recettori chimici molto simili ai recettori dei neuroni del cervello. Ci sono perfino degli studiosi che, come Merlin Sheldrake, autore de L’ordine nascosto. La vita segreta dei funghi (Marsilio, 2020), che conobbe Terence McKenna quando era ancora un bambino, ipotizzano l’esistenza di una vera e propria rete neurale di micelio che trasmette le informazioni attraverso il cosiddetto Wood Wide Web, un vero e proprio network che si estende per chilometri nei nostri boschi, di cui i funghi che noi vediamo sono soltanto una minima parte, quella che emerge e che ne consente la riproduzione. Queste teorie e queste recenti scoperte affondano le loro radici, anzi il loro micelio, nella rivoluzione degli anni Sessanta, anni in cui si è sviluppata la controcultura, ma si sono anche poste le basi della odierna tecnocrazia americana che mira a dominare il mondo. Negli anni Sessanta si discusse molto della bizzarra teoria dell’Anokhi o Fungo magico, che avrebbe consentito a Gesù di immaginare un mondo nuovo all’insegna della caritas, teoria esposta dal controverso studioso John Allegro nel suo libro The Sacred Mushroom and the Cross (Il Fungo e la Croce, 1970). Insomma, secondo McKenna, Sheldrake, Allegro ed altri, l’intelligenza collettiva e l’evoluzione del pianeta non dipendono dall’Homo Sapiens, ma dall’Humus Sapiens. Nella Cappella di Sant’Egidio a Plaincouralt, un paesino della Francia centrale, c’è un affresco risalente al XII secolo che rappresenta Adamo ed Eva accanto a un albero della conoscenza del bene e del male che ha l’aspetto di un fungo. Secondo la tradizione, il serpente tentò Eva inducendola a mangiare il frutto proibito dell’albero della conoscenza. E se questo frutto fosse stato in realtà un fungo?

La confraternita dell’abisso urlante, che esce finalmente in traduzione italiana, racconta ancora una volta il celebre viaggio dei fratelli McKenna in alta Amazzonia, presso la sperduta missione di La Chorrera, alla ricerca della sostanza definitiva, della droga definitiva, della sostanza che li avrebbe portati nell’iperspazio. A La Chorrera i due fratelli, come abbiamo già raccontato nella recensione de Lo scenario interiore, cercavano la pietra filosofale, quel principio chimico che potesse loro dischiudere i mondi alternativi della psichedelia. Tutto ciò a compimento di quello slogan della controcultura, “Paradise Now”, che si leggeva in alcuni cartelli alle manifestazioni degli hippy. Paradise Now era anche il titolo di una celebre performance del Living Theatre tra il 1968 e il 1970, spettacolo che scardinò per sempre i canoni del teatro tradizionale.

Dopo decenni di ricerche etnobotaniche, etnomicologiche ed etnofarmacologiche, a partire dai primi anni 2000 si assiste al cosiddetto “Rinascimento Psichedelico”, cioè alla riscoperta delle sostanze e delle essenze vegetali che i fratelli McKenna stavano studiando e sperimentando da decenni, e inizia anche la corsa allo sfruttamento delle piante psichedeliche a fini puramente commerciali. In questa “transizione psichedelica” un ruolo importante lo hanno avuto i cosiddetti hippy capitalists come Richard Branson, Steve Jobs ed Elon Musk. Personaggi dall’ego smisurato, che si sono arricchiti enormemente negli stessi anni in cui un altro personaggio, dai capelli arancioni ma dall’ego altrettanto smisurato, cominciava a pensare di candidarsi a Presidente degli Stati Uniti.

Questo libro è importante perché ci aiuta a capire il passaggio impercettibile che ci ha portati da Paradise Now ad Apocalypse Now. Come è stato possibile che da quegli anni di luce, di peace and love siamo finiti, come Occidente, in un incubo tecnocratico neofascista e addirittura neonazista? Scrive Dennis McKenna, in uno dei momenti in cui il suo inguaribile ottimismo da vecchio hippy sembra venir meno: «Oggi, come popolo e come paese, l’America ha smarrito la strada… C’è il sogno di tornare ad un’illusoria Età dell’Oro che non è mai esistita. Il mio timore è che sia troppo tardi per cambiare rotta».