Il rapporto esistenziale di Eugenio Borgna ha momenti che non hanno intervalli nel corso del tempo, nelle giornate trascorse dallo psichiatra lungo la propria esistenza il cui tappeto sonoro è sempre stata la poesia.
E dunque questo libro postumo, Gioia, ne è la prova conforme, il riverbero di una continua speranza che non si è sciolta con la scomparsa dell’uomo nel dicembre dello scorso anno. Ogni pagina è sensitiva e vitale, ogni pagina porta devotamente con sé poetesse e poeti con i loro versi, quei versi che emozionalmente conducono al cuore del lettore – e allo sguardo e all’udito – il loro buon sentire. Rilke, Campo, Dickinson, Pozzi, Celan, Leopardi, dialogano con Borgna e la riflessione filosofica – in un incessante rapporto mai venuto meno – di Weil, Hillesum, Canetti, Agostino, Nietzsche. Filosofia che in molti tratti riprende in mano la “gioia” ponendola al centro delle nostre stanze, in presa diretta con le stanze abitate da Borgna nel pieno del suo Novecento – lui, nato nel 1930, ha varcato il secolo arrivando a toccare questo ventennio che sembra oscurare sempre più l’incontro con le parole della gioia “redentrice”.
Il cammino esposto in Gioia attraversa tutti i modi del tempo, il tempo intersecato strettamente con la realtà umana. Entra dentro i linguaggi e li regala a chi legge, soprattutto a coloro che spesso sembrano non accorgersi dell’emozione “fragile e leggera” che talvolta li attraversa e scivola via fra luci e ombre. Borgna è convinto, e ci convince, che grazie alla gioia si possa modulare la nostalgia e pacificarsi con i rimpianti che divorano. Nella sospensione del tempo di chi prova gioia non esistono più inferiorità e superiorità, ecco la notizia, si dialoga fuori dalla mondanità, e il riverbero dei versi riportati in questo vademecum dell’anima diventa sempre più comunicativo: diventa un tessuto forte, un piazzale dove le mattonelle sono scrittura pura. Fra luce e grazia ferita, sono soprattutto i poeti (soprattutto i poeti qui seminati da Borgna) a offrici la gratuità di un incontro. In ultimo, sono queste parole di Francesco a donarci un senso, ad appianare la complessità della vita. Abbiamo bisogno dell’insistenza di Borgna, il suo dire che la psichiatria non deve allearsi con la poesia per continuare a vivere per gli umani. Nel mondo delle relazioni umane la gioia non dovrebbe ferire.