Un romanzo incredibilmente feroce e attuale quello di Fabrice Tassel, una storia che trasmette una profonda angoscia fin dalle prime righe soprattutto se siete neogenitori e siete ancora in quella magica bolla che vi circonda dai primi mesi della nascita, vi consigliamo di leggerlo con fazzoletti formato famiglia a portata di mano. L’incipit è potente come un’onda d’urto che vi travolgerà, la stessa onda che colpisce Gabriel, dieci anni, che inciampa e cade dal molo per venire risucchiato dall’oceano in tempesta sotto gli occhi impietriti del padre. Ma facciamo un passo indietro.
Sebbene qualche perplessità nell’etichettare questo romanzo come un thriller, non essendo la classica indagine poliziesca, possiamo tuttavia classificarlo come “polar” dati la struttura e il ritmo. Senza dubbio c’è l’aspetto psicologico che preponderante caratterizza l’intero intreccio narrativo ma ciò che scuote l’animo del lettore è il racconto del male che si cela sotto una quotidianità apparentemente normale, forse troppo.
C’è poi l’elemento disturbante rappresentato dai personaggi. Tutti, nessuno escluso, siamo noi. Quello che racconta Tassel è infatti uno spaccato di società, purtroppo attualissima, che leggiamo sui giornali quando è troppo tardi e la cronaca dei fatti diventa nera, le storie che vediamo ma non abbiamo il coraggio di dire ad alta voce, perché tanto non accade mai a qualcuno di vicino a noi. Siamo in Bretagna, lontano dal caos parigino, e la giudice Dominique Bontet deve procedere alla chiusura di due casi che riguardano due famiglie come tante. Iris è una madre che subisce violenza dal marito e ha due bimbi piccoli da proteggere. Anna e Thomas hanno perso tragicamente Gabriel di dieci anni, annegato incidentalmente, o forse no. Queste due donne ancora non lo sanno ma sono legate da un filo invisibile che le porterà ad aprire gli occhi e a comprendere che quelli che vivono con loro sembrano uomini solo in apparenza. Non esiste solo la violenza fisica ma anche quella psicologica, mentale, tipica dei manipolatori. Le menzogne creano una fitta realtà dalla quale è impossibile uscire, vittime e carnefici al contempo gli uomini sono il risultato di un retaggio culturale fermo all’idea che la donna sia la parte debole, che l’uomo non si possa permettere fallimenti o momenti di incertezza, in un intricato labirinto di ragionamenti in grado di tenere il lettore in bilico.
Tassel scandaglia i meccanismi psicologici della vita di coppia e crea, con questo romanzo disturbante e potente, una denuncia: suggerisce che occorre trovare il coraggio di parlare perché ci sarà sempre qualcuno disposto a credere, ad ascoltare. La figura della giudice, acuta osservatrice, è provvidenziale e non a caso, oltre a condurre la narrazione ponendo dubbi e domande, è una donna che agisce in un ambiente di uomini.
Con una prosa scorrevole, elegante e tagliente si arriva agevolmente al colpo di scena finale che tutto ribalta lasciando il lettore alle sue riflessioni anche tempo dopo aver concluso il libro. Non siamo dunque passivi davanti a una società sempre più marcia e corrotta ma abbiamo il coraggio di cambiare le regole del gioco.