Giovanni Mariotti (classe 1936) ha dalla sua la sorte benevola di chi corteggia gli strumenti dell’umorismo e la fede imperterrita nella letteratura – meglio se “mondiale”, meglio se supremamente viaggiatrice fra Occidente e Oriente. D’altronde nella sua lunga avventura intellettuale il “vizio” di scrivere (ogni volta solleticando la fama di “quasi esordiente”) ha avuto a che fare con la casa editrice di Franco Maria Ricci – dunque, entrambi costruttori di labirinti di perfetta amabilità.
Miglior sorte non poteva avere il nostro nel ritrovarsi in Palingenia, casa editrice nata a Venezia – città labirintica come nessuna al mondo – e creatrice di una propria biblioteca dove vi si possono ritrovare F. Kafka, R. Musil, H. Pauli, G. Pontiggia, G. Oldani, e Mariotti, quest’ultimo ospitato in una collana dedicata di cui Carpæ dies è opera nuova e inaugurante. Benché, circa un anno fa, uscisse “fuori collana” un gioiello come La biblioteca della sfinge, come fosse una specie di pronostico augurante.
Opera nuova, come s’è detto, dove lo scrittore – che non si può certo annoverare fra la specie dei sedentari – sogna l’Oriente più oriente che c’è, il Giappone con tutte le sue favole altamente illusionistiche, dove la natura è luogo eccellente per solitari, e le creature, anche umane, hanno la peculiare caratteristica che tutti contraddistingue: la reincarnazione. Sorella principale dell’arte del vivere. Come facilmente può intendersi leggendo le pagine di Carpæ dies. Omaggio alla letteratura giapponese, ma non solo, un sentiero che guida agli innumerevoli sentieri del mondo, sogni dentro sogni che, a dire il vero, ben conoscono gentildonne e gentiluomini della letteratura – i frequentatori dei “destini incrociati”.
Storia di uomini e di pesci, questo Il giorno della carpa, come indica il sottotitolo. Lo spunto è definito in un racconto di Ueda Akinari, nato a Ōsaka nel 1734 e morto a Kyōto nel 1809, contenuto in Racconti di pioggia e di luna. Esiste una festa in Giappone, dedicata ai bambini ogni 5 maggio, in quel giorno carpe di carta e stoffa vengono appese dappertutto. Immagini che permettono di sorridere, alcune delle quali, coloratissime, sono riprodotte all’interno di questo volume. Dove si narra la storia di un monaco che amava disegnare pesci: Kōji. Da umano a creatura anfibia, la cui sorte porta di filato nel territorio fluido per eccellenza, quando gli attori e i comprimari dividono una sorte delicata e cruenta al tempo stesso, le direzioni cambiano prospettiva in un batter d’occhio ma che tutto, proprio tutto, avviene in nome di una mutazione eterna a cui nessuno può – o vuole – sottrarsi. La legge del Mondo fluttuante è qui nel pieno del suo farsi: solo Mariotti poteva dettarci un epilogo fatto di dieci racconti che rasentano la magia del novellare d’antica classicità. Al suo massimo, lo sfiorarsi di Oriente e Occidente qui accade, e a noi viene condotto. Forse un sogno, forse una realtà (una delle tante), quasi sicuramente uno scambiarsi fra esse.
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Venezia, ecco quel che è più di un ricordo: Addio a Gianni Berengo Gardin, poeta della fotografia, che ci ha lasciati a 94 anni. Amava gli scrittori americani, in particolare Dos Passos, la cioccolata e l’intransigenza analogica.