Gipi / Amore e altre imperfezioni

Gipi, Zaky e gli altri, La nave di Teseo, pp. 300, euro 20,00 stampa, euro 11,99 epub

Non so se Gipi abbia un editor geniale che gli ha tagliato e cucito il suo primo romanzo nei punti giusti, con i ritmi giusti e con le parole giuste o se l’indubbia genialità del “fumettaro” sia anche una genialità squisitamente letteraria: di fatto questa graphic novel senza disegni, è davvero un romanzo e funzione egregiamente. Devo poi confessare che ero partito prevenuto: ancora questo Gipi, ok è bravo, è intelligente, è pure simpatico (le sue interviste mi fanno sbellicare); sui fumetti ovviamente non si discute, poi anche il cinema (i suoi film però non mi hanno mai entusiasmato – opinione personale discutibilissima – li metterei un gradino sotto il resto delle sue creazioni); ora vuol fare anche il romanziere, ma via! Sarà la solita cosa abborracciata tipo i libri dei cantautori: bravissimi a scrivere canzoni, ma un romanzo è un’altra cosa, perfino Bob Dylan con Tarantula… mah! Invece comincio, quasi per dovere, e mi piglia subito, e poi un capitolo tira l’altro: i personaggi ci sono tutti e l’ambientazione anche – di questo non dubitavo, sono la forza dei suoi comics, ma senza disegni però, pensavo… invece no, non si sente affatto la mancanza dei disegni, lo story board uno se lo fa in testa, e questo vuol dire che la scrittura funziona alla grande. Un’alternanza di comico e tragico, di cinismo e di sentimento (e di sentimento mascherato da cinismo), un uso non gratuito e perfettamente centrato del turpiloquio (estremo) e della pornografia (estrema). Insomma, se pregustavo con certa sottile perfidia una delusione, una ciambella senza buco, invece la ciambella è riuscita eccome, e il buco stava proprio dove doveva stare e nemmeno un’ombra di delusione: il miglior Gipi di sempre anche senza disegni.

Chi conosce l’artista pisano ritroverà qui molti dei suoi topoi narrativi: siamo in provincia, come sempre, Gipi non ce lo dice di preciso dove, parla di un’isola. Io, chissà perché, mi immagino l’Elba o comunque un’isola dell’arcipelago toscano anche se il testo evita ogni esplicito regionalismo anche linguistico; i personaggi sono ragazzi sui venticinque anni, bravi ragazzi tutto sommato. C’è il Biondino, bello, atletico, che decenni di allenamento nelle arti marziali hanno trasformato in una macchina da guerra concentrata nella protezione totale del fratello minorato Aldo, ridotto a un vegetale vivente da uno sconsiderato gioco infantile per espiare la colpa del quale il primo ha rinunciato a tutto accollandosi il ruolo di eterno angelo custode del secondo; c’è Masamba, un nero dolce e gentile con un pene enorme che proprio per le sue dimensioni eccezionali non arriva mai a un’erezione completa (Masamba non si chiama davvero Masamba ma tutti lo chiamano così e lui non se la prende perché non c’è razzismo ma affetto in quel soprannome); c’è Marion, la bella barista marsigliese di cui il protagonista si innamorerà fino alla follia, così angelica, comprensiva, accogliente da risultare quasi esangue (decisamente l’universo di Gipi è un universo maschile: i personaggi femminili non vi emergono con altrettanta convinzione); infine c’è il protagonista Zaky, altezza media, intelligenza media, tutto medio tranne una fissazione: il sesso. Zaky è stato uno che si è scopato di tutto e ha scopato sempre, ma ecco che improvvisamente, dopo aver conosciuto Marion, e innamorato cotto di lei, essersela – con invidiabile facilità – portata a letto, non riuscirà più, nonostante la dolcezza e la disponibilità della ragazza, ad avere un’erezione: cuore e pene, per Zaky, non vanno in sintonia. Da qui la tragedia.

Il tema della disfunzione erettile è un altro dei topoi di Gipi, tanto da aver affrontato l’argomento già in una graphic novel La mia vita disegnata male (2015)oltre che ad averne accennato spesso, in termini scopertamente autobiografici, in varie interviste. Il problema per Gipi è stato – a quanto se ne può supporre – temporaneo dal momento che è da anni felicemente sposato, per l’immaturo Zaky diventa invece un’ossessione fatale, insormontabile, un magma visionario nutrito dalle peggiori scene attinte dai siti pornografici più estremi, in cui gelosia, senso di inferiorità, suprematismo maschilista, brutalismo erotico, si miscelano e si confondono in fantasie deliranti che proiettano l’ignara Marion – che nonostante tutto potrebbe amarlo così com’è – nelle più sfrenate orge in cui lo dileggia e lo irride mentre viene penetrata ovunque e contemporaneamente da orde di negri dai peni ciclopici e duri come sbarre di ferro. Nel frattempo, illudendosi di recuperare così la virilità perduta, Zaky si avvelena con un uso smodato delle pasticche di una specie di surrogato del Viagra comprato su internet da siti pirata dell’Europa dell’Est e accompagnato da incomprensibili bugiardini scritti in cirillico. Si distruggerà così il fegato: meglio la morte dell’impotenza.

Quello che Zaky non riesce, non riuscirà mai a capire è espresso da Gipi in una commovente metafora: un giorno su un mezzo pubblico aveva visto per caso due ragazzi abbracciati, sono due bruttoni, lei ha i denti dell’arcata superiore sproporzionatamente estroflessi, lui ha la mandibola inferiore esageratamente prognata: quando si baciano però le loro bocche coincidono alla perfezione, riunendosi in una sola la debolezza dell’uno sostiene e dissolve la debolezza dell’altro. Questa fragilità complementare che è forse il fondamento dell’amore, solo un altro fragile la potrà vivere davvero, Masamba e la sua timida ragazza che lo vuole e lo accetta così com’è, gli altri, né l’ossessivo Zaki, né il rigido Biondino, né, in fondo, la delusa Marion ci riusciranno, e si allontaneranno, si perderanno, ognuno inguaribilmente concentrato nel proprio male, ognuno precipitato nel solitario scivolone del proprio destino.