Intervista con Aldo Giannuli: Ricordare Piazza Fontana, 12 Dicembre 1969

Alle 16:37 del 12 dicembre 1969 una bomba esplose nell’agenzia della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. 17 morti e numerosi feriti il bilancio; e l’inizio di quella che venne definita strategia della tensione. Un evento che è entrato non solo nella nostra memoria collettiva, ma nel nostro immaginario, raffigurato in romanzi, film, serie televisive, fumetti. Ci è sembrato giusto ricordare quel tragico avvenimento, e tutto quel che ne seguì, con un’intervista a uno dei più importanti studiosi del terrorismo degli anni Settanta, Aldo Giannuli.

 

Nato a Bari il 18 Giugno 1952, Aldo Giannuli è ricercatore di Storia Contemporanea all’Università di Milano ed è stato consulente della Commissione Stragi e di diverse Procure che si sono occupate di fatti di terrorismo nero, come la Procura di Bari, di Milano (Strage di Piazza Fontana), di Pavia e Brescia (Strage di Piazza della Loggia), di Roma e Palermo. Si deve a lui la scoperta dell’Archivio dello UAARR (Ufficio Affari Riservati) denominato «Archivio della Via Appia», una vera e propria miniera di informazioni sull’Eversione Nera. Si favoleggia ormai da decenni dello sterminato archivio sull’eversione di destra e di sinistra accumulato nel corso della sua lunga attività di consulente da Aldo Giannuli. Se cercate un rarissimo volantino scritto da un fantomatico gruppo di estrema destra in una sperduta città di provincia, gruppo che dopo aver prodotto quel volantino si è dissolto nel nulla, state pur certi che Giannuli l’ha letto, anzi, ce l’ha.

Giannuli ha avuto accesso, oltre che ai vari archivi delle procure, a molti documenti desecretati dell’Archivio di Stato che riguardano il terrorismo nero e le stragi. Grazie a questa carte finalmente si può scrivere la Storia di quest’area dell’estrema destra extra-parlamentare che, a distanza di più di quarant’anni, appare più variegata di quanto si pensasse allora, all’epoca di Piazza Fontana e della strage di Brescia. C’erano da una parte gli ex-repubblichini di Salò, dall’altra i seguaci di Evola ( i «figli del sole»), poi c’erano i neopagani, i nazisti e i neonazisti, c’erano i filoamericani, i sostenitori dell’Europa delle nazioni, etc. etc.

Tra le opere più importanti di Giannuli, ricordiamo il libro pubblicato pochi mesi fa, intitolato La Strategia della Tensione. Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale (Ponte alle grazie, pp. 618, euro 16,57 stampa, euro 9,99 ebook): un bilancio definitivo, un libro che rappresenta il primo studio serio e organico sulla cosiddetta strategia della tensione. In questo libro Giannuli dimostra senza ombra di dubbio che l’analisi condotta dagli autori del famoso libro La Strage di Stato (Savelli, 1970), era sostanzialmente esatta: la strage di Piazza Fontana fu una strage di Stato che rientrava a pieno titolo nella Strategia della Tensione. Quella che all’epoca sembrò un’esagerazione dell’estrema sinistra, corrispondeva alla verità dei fatti successivamente accertati.

A Giannuli va anche il merito di aver riportato alla luce una misteriosa organizzazione, fondata nel 1944 dal generale Mario Roatta del SIM, denominata Noto Servizio o Anello, che aveva il suo referente politico in Giulio Andreotti, organizzazione cui aveva accennato anche Licio Gelli in una sua intervista al settimanale Oggi del Febbraio 2011: «Io avevo la P2, Cossiga la Gladio e Andreotti l’Anello». Dalla scoperta di questi documenti è nato il libro Il Noto Servizio. Giulio Andreotti e il caso Moro (Tropea, 2011) e poi ripubblicato con il titolo Il Noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti (Castelvecchi, 2013). Altre sue opere sono: Come funzionano i servizi segreti (Ponte alle grazie, 2009 e 2019), Guerra all’ISIS (Ponte alle grazie, 2016) e Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi) (Ponte alle grazie, 2016). La sua ultima fatica, da pochi giorni in libreria, si intitola Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo. Le strutture e le tecniche di nuovissima generazione al servizio delle guerre tradizionali, economiche, cognitive, informatiche, edito sempre da Ponte alle Grazie (pp. 284, euro 14,36 stampa, euro 9,99 ebook)

Abbiamo contattato Giannuli per porgli alcune domande sulla Strategia della Tensione e sul ruolo avuto dai Servizi Segreti nella stabilizzazione del quadro politico mediante azioni destabilizzanti come le stragi, impedendo la presa del potere da parte del partito Comunista e in generale delle Forze di Sinistra.

Iniziamo parlando di questo tuo nuovo libro sui Servizi Segreti. Di che si tratta?

Il libro si intitola Come i servizi segreti stanno cambiando il Mondo, ed è in libreria da Novembre. Da 25 anni i servizi segreti di tutto il Mondo stanno espandendo il loro intervento a campi sempre nuovi: dalla guerra monetaria a quella cognitiva, dall’immigrazione alla cyberwar, accanto ai tradizionali settori (terrorismo, guerra politica, spionaggio industriale). Questo sta cambiando l’economia, la politica, la società, la cultura. In una parola: il Mondo. E questo pone problemi nuovi anche nel rapporto fra politica ed intelligence. Ma di tutto questo c’è una percezione assai scarsa. Questo libro è il tentativo di attrarre l’attenzione su questo che è uno dei principali processi epocali in atto.

Cominciamo dalla prima vera Strage compiuta nel dopoguerra, cioè la Strage di Portella delle Ginestre, ad opera della Banda di Salvatore Giuliano. Si può far risalire a questa strage il progetto politico di contenimento del Partito Comunista, che sarà poi portato avanti con la Strategia della Tensione? Quale fu il ruolo degli americani, della Massoneria e del Principe Alliata di Montereale in questa prima strage?

All’interno dello scontro della guerra fredda si susseguirono diverse strategie come quella che indichiamo con il nome di strategia della tensione.

Ovviamente gli americani (ma “gli americani” è una indicazione assai generica che indica fazioni politiche e finanziarie diverse fra loro) ebbero un ruolo centrale in essa.

Oggi cade l’anniversario della strage di Piazza Fontana, che ha cambiato la storia d’Italia e sulla quale rimangono ancora moltissimi aspetti da chiarire. Ogni strage ha la sua firma particolare, e cioè l’esplosivo utilizzato. Quali sono i vari tipi di esplosivo che sono stati utilizzati per le stragi? Esistono delle affinità tra le varie stragi da questo punto di vista?

Quasi sempre si è trattato di esplosivo militare. Fa eccezione la Strage di Peteano (31 maggio 1972) in cui fu usata polvere da cava, ma appunto Peteano è un episodio estraneo alla più generale strategia della tensione non essendo stata commissionata da catene di comando di intelligence ed essendo, anzi, pensata come azione di contrasto del rapporto fra Carabinieri ed Ordine Nuovo.

Che cosa è stata veramente la cosiddetta Internazionale Nera? Fino a quando questa Internazionale Nera ha operato in Europa ed anche in Sudamerica come una vera e propria organizzazione? Esiste ancora? Che fine ha fatto Yves Guérin-Sérac dell’Aginter Presse?

L’Internazionale Nera non è mai esistita come organizzazione unica. Nel 1960 i servizi italiani distinguevano 5 distinti circuiti in contrasto fra loro. L’Aginter Presse fu il tentativo di portare sotto l’ombrello Nato una parte di queste reti.

Di Yves Guérin-Sérac si hanno notizie certe sino agli anni novanta, dopo non si è saputo più quasi nulla, ma è realistico pensare che non sia più in vita (è nato nel 1926, dovrebbe avere oltre 90 anni).

È noto che il neofascista milanese Giancarlo Esposti era molto amico di Gianni Nardi (nato nel 1946), morto in un misterioso incidente automobilistico a Palma di Maiorca nel 1976, e si è anche detto che Nardi fu uno degli ultimi ad incontrare Esposti da vivo. Ci puoi raccontare che cosa è emerso dalle indagini sullo stragismo a proposito di Nardi e dei suoi contatti con il gruppo milanese di Giancarlo Esposti?

Nardi, stando alla documentazione, avrebbe avuto rapporti con personaggi importanti del Noto Servizio come Sigfrido Battaini e ragionevolmente prese parte ad operazioni insieme al Noto Servizio, ma non fu mai formalmente membro del Noto Servizio. Avrebbe dovuto essere cooptato nel 1973, ma nell’anno precedente giunse la decisione di «mettere in sonno» il Servizio e la procedura si arrestò.

Da Come i Servizi Segreti stanno cambiando il Mondo

Le misure cruente: armi & politica

Una delle grandi lezioni della guerra fredda è stata che le armi combattono anche quando non sparano. Come si è detto, il fattore nucleare rendeva impraticabile il conflitto aperto e diretto fra le due grandi potenze, ma questo non annullava le tensioni che si diressero verso altre forme di guerra come quella coperta, quella indiretta, quella non ortodossa. Questo è vero, ma non significò che le armi convenzionali cessarono di avere senso e funzione. In primo luogo perché erano pur sempre usate nei campi di confronto indiretto (Corea, Vietnam per gli americani, Etiopia e Afghanistan per i russi), poi perché potevano tornare utili per l’eventuale scontro con una potenza militare non nucleare (essenzialmente la Cina), infine perché, per quanto improbabilissima, non poteva essere esclusa del tutto una guerra convenzionale fra i due blocchi senza ricorso alle armi nucleari, magari anche solo in una prima fase. E, sin qui, siamo al consueto, anche se in una dimensione residuale. Ma il motivo principale ( che giustificava le spese astronomiche che si andavano facendo) era un altro: che la guerra non si è mai interrotta ed è proseguita sempre in forma virtuale. Molte battaglie sono state vinte o perse al tavolino o, più tardi, al computer. Il semplice annuncio di un nuovo sistema d’arma spostava già di per sé i rapporti di forza. Per la verità, il confronto militare è sempre stato, in parte, rappresentazione: le parate militari e le grandi manovre si sono sempre fatte con il tacito scopo di intimorire avversari e rinsaldare alleanze. Diversamente non si capirebbe perché alle parate sono sempre invitati i diplomatici e gli addetti militari stranieri, compresi rivali e avversari. Almeno dall’Ottocento è sempre stato così, ma la guerra fredda ha portato questo a un livello di perfezione sconosciuto. E anche le guerre limitate, che hanno preannunciato quelle generali, hanno avuto un peso comunicativo che andava al di là del loro valore militare in sé.

Ad esempio la crisi del Manciukuò e la guerra civile spagnola furono la grande prova della Seconda guerra mondiale in Asia e in Europa. Guernica non fu un gratuito atto di disumana crudeltà, o meglio: fu un atto di disumana crudeltà, ma non gratuito, ebbe lo scopo di saggiare le potenzialità distruttive del bombardamento aereo, di terrorizzare i nemici di oggi e avvertire i possibili avversari di domani. Ogni guerra è fonte di insegnamenti per la successiva e questo è vero ancora oggi: nella prima Guerra del Golfo, gli americani sperimentarono il nuovo carro armato Abrams e la dottrina dell’Airland Battle che convertiva gli USA al blitzkrieg: funzionò, ma servì di lezione ai russi che ne cavarono i nuovi modelli di T34. Poi nella guerra del Kosovo gli americani sperimentarono la possibilità di una guerra solo aerea: funzionò, ma servì a cinesi e russi per capire i punti deboli dell’ «aereo invisibile» e a Gheddafi per sperimentare una tattica di combattimento contro una guerra tutta aerea: alla fine Gheddafi perse, ma dopo aver resistito per sei mesi.

Dunque, la guerra è sempre anche rappresentazione e lo è ancora di più oggi, nella società dell’immagine. E la politica, anche se questo può non piacere, non è mai separabile dalla dimensione della forza, soprattutto della forza militare.

(pp. 124-126)

Di Aldo Giannuli PULP Libri ha recensito Storia di Ordine Nuovo, scritta con Elia Rosati.