Pierre Boileau, Thomas Narcejac / Gelosia, omicidio, e molto altro

Pierre Boileau, Thomas Narcejac, I vedovi, tr. di Giuseppe Girimonti Greco, Ezio Sinigaglia, Adelphi, pp. 172, euro 18,00 stampa, euro 10,99 epub

Cominciamo dalla fine: quando leggi un romanzo straniero e ammiri la qualità della prosa, vuol dire che bisogna fare i complimenti ai traduttori, che un giorno, quando l’Italia sarà un Paese un po’ più civile, figureranno sulla copertina. Ciò detto, fate attenzione al colore della suddetta: il nero stavolta è d’obbligo, perché questo è il classicissimo noir francese, nell’alveo di quella tradizione d’oltralpe che coniuga trame avvincenti e qualità letteraria. Il duo formato da Pierre Boileau e Thomas Narcejac ci ha del resto regalato degli straclassici di questo sottogenere, tra cui D’entre les morts, romanzo del 1954 che in Italia conosciamo come La donna che visse due volte – sì, perché è proprio il libro su cui si basò Hitchcock per realizzare il film omonimo (che in originale si intitolava Vertigo). Insomma, stiamo parlando di seri e stimati professionisti.

I vedovi è la storia di Serge Mirkin, attore di serie B, aspirante romanziere, di discendenza russa che ne fa un po’ un outsider nella Parigi del 1970; a raccontare la vicenda è lui, salvo per l’ultimissimo paragrafo del quale ovviamente non posso dire nulla. Serge è a tutti gli effetti un Otello senza Jago: geloso in modo patologico di sua moglie Mathilde, modella alle prime armi ma bella e magneticamente attraente, disinvolta, donna moderna anzi modernissima. Jago non c’è perché Serge interpreta entrambi i ruoli, quello del gelosissimo Moro di Venezia e quello dell’insidioso e velenoso istigatore. La narrazione in prima persona lascia ampio spazio ai pensieri del protagonista, e alla continua oscillazione tra fiducia e diffidenza, tra amore e possessività (qualcosa che mi sembra alquanto al passo coi tempi, purtroppo, e questo è un libro che farei leggere a scuola, c’è tutta l’educazione sentimentale che occorre).

Chiaramente a un certo punto ci scappa il morto, e sarebbe veramente immorale spiegare chi come e quando e dove; il colpevole, comunque, sarà subito chiaro. Non siamo al giallo “chi è stato?”, ma a quello del tipo “che fine farà l’assassino?” – caratteristico per l’appunto del filone noir. La particolarità del romanzo, comunque, è che il protagonista è anche uno scrittore, che ha sottoposto un manoscritto in forma anonima per partecipare a un premio letterario; e l’opera di Serge, intitolata Strani amori (un titolo che nasconde un’anticipazione della rivelazione finale), è anch’essa incentrata sulla gelosia assassina di un uomo reso impotente da un incidente. In un certo senso, Strani amori è una specie di specchio deformante nel quale I vedovi si riflettono per aenigmata, come diceva Paolo di Tarso. Siamo di fronte insomma a una costruzione assai sofisticata e ingannevole, e noi lettori veniamo abilmente depistati come lo è Serge, che solo all’ultimo – e troppo tardi – comprende come stavano e stanno davvero le cose. Un’ultima considerazione: non è un caso che il protagonista sia un attore scadente. Come si vedrà, tutti i personaggi recitano una parte in questa vicenda, e sarà proprio l’imperdonabile incapacità del guitto di vedere la persona dietro la maschera (sociale) a causarne la rovina.