Piranesi di Susanna Clarke

Susanna Clarke, Piranesi, tr. Donatella Rizzati, Fazi, pp. 272, euro  175,67 stampa, euro 8,99 epub

Pubblicato in Uk nel settembre del 2020 Piranesi, l’atteso romanzo di Susanna Clarke esce oggi sul mercato italiano per Fazi, nella traduzione impeccabile di Donatella Rizzati. Limpido ed enigmatico, Piranesi è senza dubbio un racconto allegorico. Ma allegoria che trascende i propri referenti semantici: consegnando al lettore un sentimento di assenza che si riempie e si svuota in un flusso di maree. Ogni ondata deposita immagini e concetti pronti a farsi spazzare da quella successiva.

Non a caso le maree rappresentano una delle forze portanti della Casa-Mondo in cui vive
Piranesi, il protagonista. Maree che abitano il piano inferiore e che col favore della luna
ascendono a minacciare i piani intermedi del palazzo costituito da settemilaseicentosettantotto (7678) saloni.
I saloni inferiori, regno delle acque, offrono pesci e alghe necessarie alla sussistenza. I saloni di mezzo in cui Piranesi vive sono dimora degli uccelli e degli uomini: ovvero i morti che il protagonista omaggia secondo i riti di una pietas ancestrale. I saloni superiori sono abitati dalle nuvole.
E ovunque statue. L’universo vegetale e quello dei mammiferi (anche mitologici) è un susseguirsi e sovrapporsi di rappresentazioni pietrificate, incombenti, titaniche che l’io narrante censisce con affetto scrupoloso e Clarke affresca con tratto visionario (aggettivo abusato ma per una volta appropriato) facendo leva (anche) sulla carica evocativa di un nome: Piranesi, e si schiude un macrocosmo. Le carceri labirinto, certo ma anche le vedute archeologiche: coacervo di rovine che rimandano a un mondo dopo la fine del mondo: sub
specie aeternitatis.

Giovanni Battista Piranesi: svincolo stradale vecchia Appia Antica e via Ardeatina (dal ciclo degli antichi monumenti di Roma, 1756). Acquaforte, (National Gallery Prague)

Eppure per il protagonista non potrebbe essere più vivo, quel mondo, vissuto con la naturalezza ingenua che orchestra la sua voce colma di gratitudine e stupore. Una voce a contrasto con quella dell’unico altro vivente della casa: l’Altro per l’appunto. È lui che ha battezzato Piranesi con quel nome, lui che accetta di incontrarlo non più di due volte a settimana per coinvolgerlo nella caccia alla Grande Segreta Conoscenza che, suppone, si nasconda da qualche parte nel Palazzo. Piranesi accetta (non sa perché, però si considera uno scienziato) ma cresce in lui la riluttanza: “Mi sono reso conto che la ricerca della Conoscenza ci ha incoraggiato a pensare alla Casa come se fosse una sorta di enigma da sciogliere, un testo da interpretare, e che se mai scoprissimo la Conoscenza, allora sarebbe come se alla Casa venisse strappato via il Valore lasciando soltanto una semplice scenografia”. Qualcosa però interviene a increspare la routine: un essere misterioso e maligno, sostiene l’Altro, sta in agguato per distruggere il loro Mondo.

Dire di più della trama sarebbe un oltraggio al lettore, basti accennare che a quest’altezza la storia si ibrida con la spy story e il thriller, ma calati nella texture onirica e paranoica che solo autori del calibro di P.K. Dick hanno saputo realizzare – e il nome, davvero, non è sparato a caso: anche qui c’è un Palmer Heldritch per chi saprà trovarlo. Altri personaggi emergeranno dalle quinte marmoree della Casa\Mondo in un crescendo di tensione la cui posta non è (solo) la vita, ma il senso della memoria e soprattutto della conoscenza.

Questo il fuoco del romanzo: lo statuto morale della conoscenza (magica ma non solo): pratica di dominio, pratica di sfruttamento o empatia col mondo delle Idee? La casa mondo si rivela e svela Iperuranio platonico (ma anche Palazzo della Memoria nel senso attribuito al termine dalla mnemotecnica antica) attraversato dalle corse puntigliose del “puro folle” pseudo-Piranesi. E sì: anche il Parsifal wagneriano potrebbe essere un punto di riferimento di Susanna Clarke. O forse no. Forse solo una delle assonanze che balenano al lettore, libero di setacciare la spiaggia dopo la marea e di trovarvi i relitti e le conchiglie che desidera, a ribadire il merito della grande letteratura: rendere liberi. Ma non sbandati, si deve arrivare alla conclusione del romanzo perché l’allegoria si compia. Con un avvertimento: non ci si scordi del salone 192 e di chi lo popola.

Il mondo magico di Susanna Clarke, un profilo di Fabio Camilletti.