René Daumal e gli altri

René Daumal, Lanciato dal pensiero, tr. Svevo D’Onofrio, Alessandro Grossato, Claudio Rugafiori, Adelphi, pp. 300, euro 22,00 stampa

«Questo posto non ha che tre porte di uscita: la follia e la morte.»
(René Daumal)

René Daumal (1908-1944), è uno degli autori probabilmente più legati al canone storico e intellettuale dell’Adelphi, avendo i suoi libri accompagnato l’evolversi dell’ormai glorioso catalogo della casa editrice milanese dai suoi albori fino a quest’ultima recente opera appena pubblicata, Lanciato dal pensiero, sempre sotto l’impeccabile curatela di Claudio Rugafiori. Fra i primi volumi Adelphi a vedere la luce, ci fu proprio la raccolta (ristampata nel 2005) delle opere giovanili di Daumal e del suo gruppo, Le Grand Jeu, – il movimento fondato fin dal 1922 sotto la prima denominazione di Phrères simplistes, dai liceali Daumal, Roger Gilbert-Lecomte, Roger Vailland e Robert Meyrat, cui si era aggiunto più tardi il pittore Joseph Sima – che nel 1930 aveva separato le sue vie da quelle del Surrealismo di André Breton che, nel 1929, ne aveva “processati” gli esponenti, per poi perentoriamente invitarli a confluire nei suoi ranghi. Nella sua “Lettre ouverte à Andrè Breton sur les rapports du surréalisme et du Grand Jeu” del 1930, Daumal, senza violenza, e perfino concedendo un omaggio finale alla persona di Breton, aveva esposto nettamente perché la fusione gli pareva impossibile. Non escludeva affatto la possibilità di alleanze puntuali “contro i nostri comuni nemici” (rappresentati dal capitalismo e dal fascismo), ma sottolineava l’irrimediabile iato che divideva i due gruppi: l’ideologia e la pratica surrealista era severamente definita come semplice “science amusante”, ma non aveva niente in comune con la “rivoluzione-rivelazione” del gruppo iniziatico che il Grand Jeu voleva essere:

“Lei si preoccupa, André Breton, di figurare un giorno nei manuali di storia letteraria, mentre se noi brigassimo qualche onore, sarebbe quello di essere iscritti per la posterità nella storia dei cataclismi”.

Nel 1932 il Grand Jeu si sarebbe infine sciolto per insanabili contrasti interni: una parte dei membri avrebbe tardivamente raccolto l’invito di Breton, unendosi ai surrealisti; Daumal, da parte sua, avrebbe invece intrapreso intense ma confuse esperienze e ricerche, non solo poetiche ed estetiche ma extrasensoriali, – esercizi di sdoppiamento (non tanto psicologico quanto, come pretendevano i teosofi, “astrale”), di “anticipazione della morte” tramite l’uso misurato dell’asfissia e della droga – interessantissimi a questo proposito i suoi saggi L’Asphyxie ou l’évidence absurde del 1930 e Une experience fondamentale del 1943 in cui racconta: “Non trovando i mezzi per sperimentare direttamente sulla morte – sulla mia morte – decisi di studiare il sonno, supponendo che vi fosse analogia tra i due stati»” Cerca così, all’inizio delle sue sperimentazioni, di “sprofondare nel sonno mantenendo la coscienza”, ma non persiste in questa tecnica che ritiene “non così assurda come sembra, ma sotto certi aspetti pericolosa”. Poi: “Un giorno decisi di affrontare direttamente il problema della morte stessa. Mi sarei messo in uno stato il più possibile vicino a quello della morte fisiologica, ma avrei concentrato l’attenzione sul mantenere la coscienza e ricordare tutto quello che mi fosse accaduto”. Per produrre questa condizione usa il tetracloruro di carbonio: veleno che aveva già inalato accidentalmente mentre lo usava per preservare gli insetti della sua collezione: un fazzoletto impregnato dal fluido volatile sarebbe caduto da solo dalle sue narici nel momento in cui avesse iniziato a perdere conoscenza. Le conseguenze di queste frequenti inalazioni sulla propria salute non sono da sottovalutare, ma “Se in cambio dell’accettazione di serie malattie o invalidità o di una considerevole abbreviazione della durata fisica della vita si potesse acquisire una sola certezza, il prezzo da pagare non sarebbe comunque troppo alto”. Daumal riuscirà alla fine a descrivere l’acquisizione di questa certezza: “avverto la certezza dell’esistenza di qualcos’altro, un al di là, un altro mondo o un’altra forma di conoscenza. In quel nuovo stato percepivo e comprendevo perfettamente lo stato ordinario dell’essere, essendo questo contenuto nel precedente come la coscienza di veglia contiene i nostri sogni inconsci e non l’inverso”. Il raggiungimento di questa evidenza assurda – come la definisce – condurrà Daumal sulle soglie della pazzia (“L’indefinita moltiplicazione di punti, cerchi, triangoli, istantaneamente divenne rigenerata e perfetta Unità, eccetto Me, e questo Eccetto Me che sbilancia l’unità del Tutto, è l’origine di un’indefinita ed istantanea moltiplicazione…senza che il Tutto venisse alterato…vidi il mio abisso faccia a faccia, o meglio, la mia perpetua dissoluzione in ogni istante”) e alla necessità di cercare “una porta aperta, stretta e di difficile passaggio, ma è una porta ed è l’unica per te”.

Alexandre de Salzmann (1874 – 1934) pittore, alpinista, amico di Rilke e Kandinsky, “ex-derviscio, ex-benedettino, ex-maestro di ju-jitsu, guaritore, scenografo, sdentato…un uomo incredibile” – così lo descrive Daumal – è il “Padre Sogol” del romanzo Il Monte Analogo: per suo tramite Daumal entrò in contatto con Gurdjieff.

La troverà quella porta e potrà dire di aver organizzato e sistematizzato la sua crescita interiore solo dopo il decisivo incontro con Alexandre de Salzmann (il Pierre Sogol -anagramma di Logos- capo spedizione del Monte Analogo, il romanzo daumaliano più noto), uomo “straordinario” e marito di quella Jeanne de Salzmann erede, dopo la morte del maestro, della tradizione spirituale tramandata da Georgi Ivanovic Gurdjieff.

Proprio questa severa e rigorosa disciplina interiore costituisce Il lavoro su di sé cui fa riferimento un folgorante epistolario daumaliano pubblicato da Adelphi nel 1998, e proprio tale “lavoro” – la Grande Opera di una lenta e faticosa alchimia interna – alimenta e sorregge tutta l’opera maggiore di Daumal, da La Gran bevuta (1937), descrizione del mondo “caotico, larvale, illusorio” nel quale e del quale viviamo, a Il Monte Analogo (1940/44), impervio pellegrinaggio verso “il cristallo dell’ultima stabilità”, “il perpetuo incandescente”. Pur così solidamente radicata in una precisa atmosfera spirituale, l’ispirazione creativa di Daumal resta sempre profondamente poetica e narrativa e non cade mai nel retorico e nel didascalico: i suoi libri migliori, come ogni opera d’arte riuscita, sono pienamente fruibili a tutti i livelli di lettura e ci parlano anche al di fuori e al di là dell’insegnamento spirituale che li sottende.

Oltre ai testi del Grand Jeu, ai due romanzi e all’epistolario legati all’esperienza nella Quarta Via di Gurdjieff, Adelphi ha pubblicato anche vari volumi che documentano la multiforme attività di Daumal come poeta (manca però in italiano una traduzione della sua principale raccolta poetica Le Contre-Ciel, del 1936), profondo conoscitore e studioso della cultura e delle dottrine indù, traduttore dal sanscrito. A questo ambito della sua attività intellettuale sono dedicati I poteri della parola (uscito nell’ormai lontano 1968 e non ancora ristampato); La conoscenza di sé (pubblicato nel 1972 e ristampato nel 1986), in cui spiccano testi fondamentali come l’embrione introduttivo a Il Monte Analogo, i saggi Poesia bianca e poesia nera o Per avvicinare l’arte poetica indù e soprattutto il fulminante poema in prosa La Guerra Santa ( “Parlerò per fare appello alla guerra santa. Parlerò per denunciare i traditori che ho nutrito. Parlerò perché le mie parole facciano onta alle mie azioni, fino al giorno in cui una pace corazzata di tuono regnerà nella stanza dell’eterno vincitore. E poiché ho usato la parola guerra, e tale parola guerra oggi non è più un semplice suono che la gente istruita fa con la bocca, perché adesso è una parola seria e carica di significato, si saprà che parlo sul serio e che non si tratta di suoni vani che faccio con la bocca.”) Il volume più recente, Lanciato dal pensiero, è invece quasi interamente dedicato alle traduzioni daumaliane di testi classici sanscriti, passi dalla Bhagavadgita, dalle Leggi di Manu, dal Bhavagatapurana, dal Rgveda e da varie Upanisad; a questi si aggiungono saggi sulla poesia, sul teatro e sulla musica indù. Come spiega Daumal in una nota “Qui tradurre spesso equivale a scegliere…questa non ha altra pretesa che di offrire un senso direttamente accessibile al pubblico non sanscritista”, è comunque una raccolta di testi impegnativa e richiede dedizione e profondità da parte del lettore. Per chi voglia avvicinarsi per la prima volta a questo autore affascinante e complesso è probabilmente più indicato cominciare dai due romanzi, La Gran Bevuta e Il Monte Analogo: romanzo d’avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche, godibili a molti livelli diversificati (non inutile per un approccio più approfondito accompagnare la lettura con quella di un altro classico Adelphi, l’avvincente “autobiografia” mitica di Gurdjieff, Incontri con uomini straordinari, e la visione del film che Alejandro Jodorowsky ha realizzato nel 1973 ispirandosi molto liberamente ai due romanzi di Daumal: La montagna sacra) e continuare con Il lavoro su di sé, che getta uno sguardo dall’interno sul percorso ascetico e umano di due coppie di amici: René/Vera e Louis/Geneviève;gli uomini, tubercolotici all’ultimo stadio, stanno morendo, le mogli devono occuparsi di tutte le questioni pratiche, eppure i quattro giovani procedono impavidi lungo il loro cammino spirituale, praticando quello sforzo cosciente, quella sofferenza volontaria, quel ricordo di sé che il “lavoro” richiede. Peggio va clinicamentescrive Daumal nella Pasqua del 1944 – meglio mi sento interiormente; sento che raccolgo segretamente forze per una controffensiva inattesa. Altrimenti, il quadro non è brillante: febbre in costante aumento da due mesi (ora stabile a 38-38,5 al mattino, da 39 a 39,6 alla sera), notti passate in dolorosi attacchi di tosse (l’assuefazione rende inefficaci i calmanti), sudate, ecc., e prostrazione generale. […] Ho avuto spesso voglia del tuo rasoio elettrico, ma poi ho deciso di lasciarmi crescere la barba. Riservare le risorse di eroismo per altre cose, per esempio scrivere una lettera. Ti penso molto. Mi pare che tu debba essere stato tanto a lungo come me in questo momento. Spesso mi sento nella tua pelle”. René morirà nel Maggio del 1944 e Louis lo seguirà poche settimane dopo. Eppure oltre la morte resta di Daumal un’incancellabile testimonianza utile e feconda per tutti: «Hai capito la risposta che ho dato più volte alla domanda che Geneviève pone periodicamente sotto diverse forme: ‘chi si ricorda di sé?’ […] la domanda deve diventare un’affermazione […] la risposta può essere solo un atto, quest’atto: ‘sono!’. Non ci riusciamo, lottiamo per poter rispondere, rispondere come un soldato risponde all’appello, presentandosi, affermandosi in carne ed ossa. Dobbiamo farcela, se no saremo divorati dalla Sfinge».

Le opere in italiano sono pubblicate dalla casa editrice Adelphi, a cura di Claudio Rugafiori, con traduzioni sue o di Bianca Candian o di Cosima Campagnolo
Le Grand Jeu. Scritti di Roger Gilbert-Lecomte e René Daumal, immagini di Joseph Sima, 1967 – 2005
I poteri della Parola, 1968 (antologia 1935-43)
Il Monte Analogo. Romanzo d’avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche, 1968- 1991
La Gran Bevuta , 1970 – 1985
La conoscenza di sé. Scritti e lettere, 1939-1941, 1972 – 1986
Il lavoro su di sé. Lettere a Geneviève e Louis Lief, 1998
Lanciato dal pensiero, saggi e traduzioni dal sanscrito, 2019

Altre edizioni
La pelle del fantasma e altre poesie, a cura di Pasquale Di Palmo, Via del Vento, 2007
Le Contre-Ciel, Gallimard 1970

Biografia consultata
Kathleen Ferrick Rosenblatt, M.D., René Daumal: The Life and Work of a Mystic Guide, Suny Press, 1999.

Sull’insegnamento di Gurdjieff  (opere scelte):
Georges I. Gurdjieff, Incontri con uomini straordinari, Adelphi, 1977- 1993
Georges I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, 2009
Thomas de Hartmann, La nostra vita con il Signor Gurdjieff, Astrolabio,1974
P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, 1976
James Webb, The Harmonious Circle: The Lives and Work of G. I. Gurdjieff, P.D. Ouspensky, and Their Followers, Shambhala, 1987
Louis Pawels, Monsieur Gurdjieff, Mediterranee, 1972

Filmografia
Alejandro Jodorowsky, La Montagna sacra, 1973
Peter Brook, Meetings with Remarkable Men, 1979
Peter Brook, Mahabharata, 1989