Tomaso Montanari / Come far pace con i luoghi sacri

Tomaso Montanari, Chiese chiuse, Einaudi, pp. 143, euro 12,00 stampa, euro 4,99 epub

La dittatura del presente di cui sovente si scrive non ha molti adepti adeguati a contrastarla o almeno a contrastare gli effetti deleteri spesso nascosti, camuffati e addirittura archiviati. Tomaso Montanari passeggia per le città, partendo dalla sua Firenze, con personali rimpianti rispetto a un passato luminoso e occhi ben puntati sulla gratuità di certe scelte odierne, politiche o “culturali” che siano. L’aggressione a chiese e luoghi di culto, alle città storiche (ma quali non lo sono?) esemplarmente rappresentata da una Venezia trafitta da onde climatiche e mastodonti navali, valica in modo colpevole lo spazio pubblico mondiale (patrimonio unico quanto unico è il nostro pianeta) in favore di interessi non più soltanto personali ma amministrativi e statali.

Le chiese “storiche”, si viene a sapere fin dalla Premessa, in Italia sono circa 85000, e la storia che dovrebbe risultare incancellabile ci ricorda che questa straordinarietà artistica viene messa ogni giorno a repentaglio da attività economiche e illecite, se non addirittura criminali. Il degrado non è più tanto sottile, e le insidie perpetrate giungono da ogni parte, da privati e da soprintendenze che ribaltano il legittimo culto dei fedeli verso l’industrializzazione degli accessi tramite botteghini e stacco di biglietti a pagamento. Ma non si conta, inoltre, il disinvolto commercio delle reliquie aggiunto alla pur nota questione dell’autenticità, tenendo in conto i dubbi sulla sensatezza che alcuni reperti (anche in senso cristiano) suscitano. Sottrarre questi “detriti”, eseguendo un vero “smontaggio” di chiese chiuse e abbandonate, alimenta un mercato spaventoso dove galleggiano disparate figure di venditori e acquirenti: specchio dov’è riflesso lo stato pietoso in cui versano edifici appartenenti all’Italia sacra. Il paese dell’arte non guarda il crollo quotidiano e il saccheggio di chiese e santuari noti e meno conosciuti, lasciando che vadano in malora (Montanari cita le parole di Sciascia) testimonianze storiche insostituibili. Altri sono gli appetiti denunciati in Chiese chiuse, dichiaranti aperta amnesia verso la Costituzione e il Vangelo: entrambi “stelle polari” che orientano il viaggio di Montanari lungo strade e piazze del Paese, personale certo e dunque visceralmente addolorato di fronte alla rovina.

Spunti e suggerimenti sono vividi in ogni pagina, affinché lo stato delle cose possa mutarsi trasformando l’orizzonte visibile di lettori e visitatori, e soprattutto di amministratori pubblici che sembrano non capiscano più (colpevolmente) la differenza tra luogo di culto e museo, tra spazio “di respiro e riposo mentale” e spazio (di consumo) turistico, con la conseguente perdita del diritto al culto privato. Anche in questo caso in Italia assistiamo, nei modi più disparati e talvolta surreali, a una progressiva perdita di identità. Montanari indica nel suo libro, così come in altre opere, quanto le antiche chiese del nostro Paese possono ancora fare per noi contro una modernità divorante che riduce cose e persone (sempre più) a oggetti di scarto. Per lo studioso d’arte gli spazi pubblici sono spesso massacrati o elusi, così come si è visto durante la dura crisi pandemica, in nome di un egoismo insano e ostinatamente “commerciale”. Contro l’omologazione, Chiese chiuse di Montanari offre un vademecum prezioso di chiese antiche e di luoghi speciali che hanno molto da raccontarci e insegnarci.