W.G. Sebald / Le poesie di Sebald, prosatore viandante

W.G. Sebald, Sulla terra e sull’acqua. Poesie scelte 1964-2001, cura di Sven Meyer, tr. e note di Ada Vigliani, Adelphi, pp. 138, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

La prosa è l’espressione artistica alla cui vocazione W.G. Sebald ha sempre dedicato la sua vita, e bene lo sanno i lettori di Gli anelli di Saturno, Vertigini, e Campo Santo, tutti tradotti da Adelphi con la preziosa e continua cura di Ada Vigliani. Sebald è il viandante “saturnino”, occupato perennemente a muoversi nel tempo con gli occhi bene aperti sugli strati geologici, umani e umanistici presenti sul nostro pianeta, in certe aree più o meno benevole d’Europa. Siamo in Europa, questa è l’Europa, se non ce ne fossimo accorti, e grandiosamente Sebald lo ha più che suggerito in quel gioiello di natura e mito che è la prosa di Le Alpi nel mare, pubblicato in un librino Adelphi del 2011 separatamente e poi inserito nel recente Tessiture del sogno.

Ma c’è dell’altro nella produzione di Sebald, qualcosa che è stato celato (ma forse non troppo) e che ora torna alla luce: le poesie a cui lo scrittore ha dedicato parte del suo tempo vitale lungo i decenni, dall’età giovanile agli ultimi scampoli di esistenza del 2001. La poetica ben nota s’estende in escursioni geografiche riportate con versi snelli, leggeri, potremmo dire “benevoli” con la loro aria di appunti di viaggio tracciati velocemente su un journal e affidati a una eredità futura. Sebald lesse Trakl, Benn, Hofmannsthal, depurandoli da certe atmosfere vendicative, lasciando a Hölderlin il merito di contribuire a una certa disponibilità verso il “sereno guardare” la natura.

Il poeta Sebald è attento a esperienze personali e a tracce lasciate dalla Storia affinché i viandanti ne utilizzino i semi e ne spargano altri. Bene ne definisce i tratti Sven Meyer nel suo finale “Ritratto involontario”, sorta di postfazione utile al lettore italiano di questa raccolta di poesie scelte. Utile anche a rischiarare gli aloni di mistero sempre presenti nell’opera maggiore di uno scrittore pellegrino dei margini ed eccentrico interprete dei giorni umani – da quelli luminosi alle tenebrose epoche storiche. Sono labirinti carsici i suoi, per vocazione esplorati e riportati all’attenzione spesso labile dell’uomo. Dai versi giovanili alle ultime scritture la ripresa di temi è ricorrente, come una sorta di migrazione che è il grande tema di tutta l’opera di Sebald.

La tenacia di camminatore si ritrova oggi rappresentata dai vincoli terreni e acquatici di versi che svernano continuamente sull’orlo tra la raffigurazione realistica del mondo (di un mondo) e l’effetto straniante delle continue allusioni: possiamo oggi pensare che la villeggiatura, sempre accennata da Sebald, sia da ascriversi a una vita preparata dagli adulti per bambini pieni di aspettative – per poi diventare villeggiatura analitica della preparazione silente verso un enigmatico esilio: quanto si delineava già nell’opera prima Secondo natura del 1988, trittico in versi liberi dove passeggiatori, emigrati ed esploratori appaiono con tutta la loro resistenza di esseri in continuo confronto con la potenza del mondo.