Uno dei più grandi scrittori inglesi viventi, questa la nomea di William Boyd, autore nato ad Accra in Ghana, che con il suo primo romanzo del 1981 A good man in Africa si aggiudica il Whitbread First Novel Award e il Somerset Maugham Award. Dopo Nat Tate. Un artista americano (2020), Trio (2022) e Il romantico (2023) tutti pubblicati da Neri Pozza, Boyd torna ad allietare le calde giornate estive che già ci hanno allertato del loro incipiente arrivo, con un nuovo incredibile romanzo.
Senza svelare troppo per non togliere il piacere della scoperta al lettore possiamo però raccontare gli elementi principali del libro che chiaramente rende omaggio ai grandi maestri inglesi del genere spy come John le Carré e Ian Fleming. Di certo non mancano complotti politici, segreti internazionali e servizi segreti all’opera, e in particolare se avete letto Chiamata per il morto di le Carré del 1961, troverete alcuni chiari riferimenti all’opera dell’ex agente del Secret Intelligence Service.
Il protagonista è Gabriel Dax, scrittore di viaggi nella Londra degli anni ’60, che ama la bella vita senza complicazioni né relazioni sentimentali serie, uno spirito libero che viene intercettato dalla misteriosa e sfuggente Faith Green, agente dell’MI6, tanto affascinante e convincente da trasformare Gabriel in un burattino incapace di rifiutare un incarico. Tra viaggi sottocopertura per missioni segrete, parole in codice da ricordare, e omicidi con le sembianze di suicidi, il lettore vivrà un’avventura appassionante da cui non riuscirà a staccarsi. Non mancheranno un contesto storico tra i più interessanti e delicati di sempre come la Guerra Fredda, la dittatura di Franco e il Muro di Berlino con il KGB e la CIA, agenti invisibili sempre operativi.
William Boyd ha creato una storia dalla trama impeccabile, con un ritmo incalzante e avvincente, personaggi credibili e continui colpi di scena che non lasceranno fiato al lettore, un intreccio equilibrato di due storie che corrono parallele su due binari contigui, quello che vede Gabriel nelle vesti ufficiose di collaboratore dell’MI6 e una più personale con cui deve fare i conti. La sua insonnia è infatti legata ai ricordi sepolti nella memoria dovuti al trauma subito quando ancora bambino, ha visto morire sua madre nell’incendio di casa. Ma sarà andata davvero così? Un’altra spiegazione si fa largo a mano a mano che le sue ricerche personali affondano in documenti recuperati e testimonianze inaspettate. Quella che in apparenza sembra un’architettura intricata in realtà è resa semplice e comprensibile dalla penna di Boyd, facile da seguire in ogni suo passaggio, e in attesa che il secondo capitolo delle avventure di questa insospettabile spia giunga anche in Italia – in Inghilterra è già uscito – non ci resta che goderci questo sorprendente romanzo.