Bastava chiedere – la versione di lui

Emma, Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano, tr. Giovanna Laterza, Laterza, pp. 186, euro 18,00 stampa

Un fumetto che stupisce. Un fumetto femminista? No, bensì un fumetto civile e politico, nell’accezione più ampia del termine. Leggere queste pagine porta il lettore, specie se uomo, in una dimensione parallela dove emergono tutte le idiosincrasie di una civiltà, la nostra, saldamente bigotta e anti-femminista, dove la bufala delle quote rosa e altre iniziative di portata simile sono solo uno spauracchio sbandierati da certuni per annichilire ancora di più certe altre (donne).

Vivendo da uomo queste situazioni non posso non essere adirato con chi nella società e nella famiglia continua a pensarla “come i nostri nonni”, continua a sfruttare la scusa della cultura per ribadire la propria disumanità. Tralasciando le condizioni estreme del genere femminile, quindi abusi stupri infibulazione stregoneria isteria prostituzione, quello che abbiamo in questo momento storico è la coscienza da parte di pochi (ma per fortuna sempre di più) che la parità dei sessi per ora rimane una bella espressione su carta, ma che renderla attuale e fattuale è ancora difficile.

Partiamo dall’origine di tutti i mali, ben descritto nel volume, il carico mentale, con cui tutti abbiamo fatto i conti. Le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre partner, le nostre figlie si sentono obbligate da qualcosa che non esiste realmente a comportarsi in un certo modo e a ubbidire a un ordine altrettanto inesistente, pena la sconfitta sociale. In più, dal Dopoguerra in poi, è economicamente impossibile sopravvivere con una sola voce “stipendio” nel bilancio familiare, per cui le donne si sono trovate nella situazione di combattere due guerre, la prima nel lavoro e la seconda a casa. Ebbene, è arrivato il momento di dire BASTA, di smettere di credere in qualcosa che non esiste e iniziare a staccarsi dai vincoli di una cultura che definirei più come superstizione che altro.

Il libro va a sviscerare a fondo diverse tematiche relative al ruolo della donna e ne emerge un quadro devastante per complessità e frequenza delle problematiche: la cultura dello stupro di cui siamo pervasi non cenna a finire, complice l’immagine della donna-oggetto che da sempre troneggia nella pubblicità e nei media di largo consumo. Parlare di rivoluzione femminista credo sia necessario, ma fino a quando le nuove generazioni non verranno istruite diversamente, andando a soverchiare l’ordine pre-esistente, ecco che cadere in fallo sarà comodo e pratico. Dare della “puttana” a una donna è facile, farle sbrigare i lavori domestici invece di dividerli è comodo, farle gestire i figli sia da un punto relazionale sia da un punto pratico è facile. Contestare una donna è più facile che contestare un uomo, sia in casa sia sul lavoro.

Da uomo, non posso che provare vergogna per l’atteggiamento di tutti gli uomini (e anche per i miei, sia chiaro) di fronte al macigno che la cultura millenaria ha addossato alle donne, il secondo sesso, il sesso debole, il gentil sesso. Non ci vuole la “donna forte” (un’espressione che mette i brividi per pressapochismo), ci vorrebbero uomini sensibili che abbiano a cuore la salute fisica e mentale delle donne che si trovano intorno ad essi, provando a farsi carico delle loro istanze, bisogni, necessità, errori.

Credo che questo libro sia da far leggere nelle scuole di qualsiasi ordine e grado. Fino a quando le nuove generazioni rimarranno intrise della nostra melma culturale non ci sarà spazio per un pensiero nuovo, per un nuovo illuminismo. Pari, finalmente.

Qui “La versone di lei” (Valentina Marcoli)

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