Mummia d’annata

Dino Battaglia, La mummia, NPE, pp. 76, euro 16,90 stampa

Non si può che lodare la casa editrice Nicola Pesce per la ristampa di questo fumetto (date le dimensioni non è forse il caso di usare l’abusata definizione graphic novel), originariamente pubblicato a puntate su Alter Alter nel lontano 1983. La mummia è opera di uno dei grandi dell’arte sequenziale a livello mondiale, Dino Battaglia, che con questa storia ambientata nella nebbiosa e misterica Londra vittoriana anticipava di ben tre anni la nascita del più famoso investigatore del soprannaturale made in Italy, e cioè il Dylan Dog di Tiziano Sclavi.

Protagonista della vicenda è infatti un ispettore di Scotland Yard, Coke, che sarebbe tornato anche in un’altra storia a puntate, Il mostro del Tamigi, purtroppo interrotta al terzo episodio; se la serie fosse continuata, chissà, oggi Coke sarebbe altrettanto famoso del fumettistico sosia di Rupert Everett… (queste e altre informazioni le troverete nell’interessante introduzione di Davide Carnevale; completa il volume una bella postfazione di Alfredo Castelli, “Polvere di Mummia”, che rievoca il curioso “culto” delle mummie egizie nella Londra di fine ottocento).

In questo fumetto l’ispettore Coke è alle prese non tanto con la ben nota maledizione della mummia (legata non solo al famigerato Tutankhamen, e brillantemente analizzata da Roger Luckhurst nel suo documentatissimo saggio The Mummy’s Curse), bensì con la mummia di un sacrilego principe, Abu-Sabi-Bel, a suo tempo sottoposto a un misterioso trattamento che dà un’atroce forma di immortalità. L’egizio riprende vita e semina il terrore sulle sponde del Tamigi, nelle vie offuscate dalla nebbia di una metropoli notturna e minacciosa – la Londra di Stevenson e Bram Stoker, e prima ancora di William Blake.

Illustrata con grande raffinatezza da Battaglia, la storia si snoda implacabile in uno spazio urbano ricreato per sottrazione e dominato dal nero, attestando ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno), che prima dell’arrivo sulla scena di Alan Moore e Frank Miller, noi avevamo in casa una splendida scuola di fumettisti colti se non eruditi, di grande sofisticazione tecnica, con un gusto dell’immagine di eccezionale finezza. Viene da fare i nomi di Pratt e Toppi, ovviamente; ma anche del Milo Manara quando non lavorava sul filone erotico, del Magnus post-Alan Ford, e mi torna pure in mente Fouchè, un uomo nella Rivoluzione di Paolo Piffarerio. E sicuramente sto dimenticando qualcuno.

Fortunatamente NPE sta recuperando la produzione di Battaglia; già ha pubblicato il suo Edgar Allan Poe e il suo Maupassant, nonché L’uomo della legione e i suoi adattamenti di Lovecraft (forse non all’altezza di quelli inarrivabili dell’immenso Alberto Breccia, però comunque di gran pregio); una ricca serie di volumi sono annunciati di prossima pubblicazione, che raccomando a tutti gli appassionati dell’arte sequenziale.

Concludo confessando che, appena aperto il volume, la visione delle tavole di Battaglia mi ha dato una sensazione di déjà vu: mi sono detto, “ma quanto ha preso da From Hell di Moore e Campbell!” Poi però ho dato un’occhiata alla cronologia, e ho verificato che il grande romanzo grafico dei due britannici (per esser precisi, Campbell ora vive in Australia) esce tra il 1991 e il 1996. Ma non cediamo alla tentazione dell’autoesaltazione nazionalista, perché il Mort Cinder di Breccia e Oesterheld era comparso nel 1962… insomma, lasciamo stare le gare a chi è arrivato prima, e godiamoci le meravigliose tavole di Battaglia e dei suoi grandi, grandissimi colleghi…

8 Novembre 2017

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