Paolo Lagazzi / La prosa ibrida che capisce il poeta

Paolo Lagazzi, La casa del poeta. Ventiquattro estati a Casarola con Attilio Bertolucci, pref. di Emanuele Trevi, con testi di Bernardo e Giuseppe Bertolucci, La nave di Teseo, pp. 248, euro 20,00 stampa, euro 11,99 epub

Lavoro sui generis, interessantissimo, quello di Paolo Lagazzi, una delle grandi firme della critica letteraria italiana, che qui ricostruisce la sua “lunga fedeltà” alla poesia e alla persona di Attilio Bertolucci, figura centrale della poesia del Novecento. Il libro si presenta quasi come un diario delle ventiquattro estati che il critico trascorse in parte a Casarola, il paese dell’Appennino parmense, tradizionale buen retiro del poeta, così definito: «Fra tutti i luoghi d’aria di cui si alimenta il soffio della poesia contemporanea, fra tutti i nomi che costellano l’ideale mappa del tesoro poetico novecentesco, la Casarola di Attilio Bertolucci è uno dei più arcani e splendenti».

La prima parte del saggio racconta vividamente lo svilupparsi graduale del rapporto umano fra i due, dai primi impacciati incontri fino alla solida amicizia che si sviluppò sulle linee della passione per la poesia; quasi diario di una vita, quindi, di una amicizia e di una formazione critica che ha sempre tenuto come faro la poesia di Bertolucci. “L’arte della conversazione”: così Lagazzi definisce la capacità del poeta di trascendere una certa vena narcisistica per aprirsi in maniera illuminante nei confronti del più giovane lettore e amico, anche in occasione delle tante camminate insieme.

L’interesse del libro, va da sé, è soprattutto incentrato proprio sulla figura umana del poeta e sulla sua poesia, così profondamente radicata in quel paesaggio montano, nell’isolamento creativo e nelle infinite suggestioni che sapeva suscita in lui. Lagazzi sa cogliere perfettamente e con totale consonanza spirituale questo aspetto, e ci parla dell’uomo Bertolucci, del suo carattere schivo ma anche del suo temperamento, tanto profondamente ispirato dalla semplicità e dai ritmi lenti che quel relativo isolamento permetteva da trasfigurare Casarola nel centro della sua ispirazione poetica. Come infatti dimostra la sezione Terre alte, cieli profondi, tantissimi dei testi più pregnanti del poeta nascono proprio dalle infinite occasioni che il paesaggio offriva: Lagazzi analizza magistralmente diversi testi, proprio portando a galla riferimenti e suggestioni, contribuendo a una comprensione sempre migliore dell’opera dell’autore della Camera da letto e della Capanna indiana.

«Pochi autori come Bertolucci sanno cogliere gli istanti di sconnessione del tempo interiore, le piccole “frane” d’anima, gli impercettibili mancamenti d’aria in cui è messo in gioco il senso stesso del nostro essere»: così il critico illumina il nucleo dell’ispirazione del poeta parmense, empaticamente seguendo un percorso critico che allaccia vita e opere. Saltando a piè pari le insidie della fallacia biografica e della “fallacia intenzionale”, Lagazzi giunge a fulminee intuizioni e definizioni critiche, favorite dalle letture e dalle lunghe conversazioni con il poeta.