Scrittrice romana con venticinque libri all’attivo, Romana Petri ama i personaggi fortemente originali. Li sa descrivere come pochi, li segue, li cura e ce li consegna in tutta la loro vivacità. Figlia di un padre artista (fu basso baritono e attore di film storici negli anni Cinquanta e Sessanta), Romana sembra aver sempre interpretato l’atto creativo come un forte richiamo a dare un contributo originale alla letteratura, alla critica letteraria e alla traduzione. Nei suoi libri è sempre stato chiaro ed evidente l’interesse per i momenti eccentrici della vita delle persone, nel bene e nel male. Questo, in parte, spiega la scelta di occuparsi di un grande personaggio come Antoine de Saint-Exupéry. Lo ha studiato, lo ha osservato, lo ha immaginato e lo ha raccontato con rigore e passione. Nasce così Rubare la notte, il suo ultimo romanzo dedicato all’autore del Piccolo principe.
Tonio, questo era il soprannome di Antoine, era veramente un ragazzo molto particolare. I preti dell’istituto religioso dove andava a scuola avevano coniato per lui una definizione drastica, spietata e senza speranza: “irrequieto, generoso, intelligente ma molto, troppo, distratto”. Poche parole che sembravano condannarlo a un futuro da disadattato, ma in realtà omettevano di definirne l’aspetto creativo e geniale. Addirittura poetico. Lo si capisce perfettamente leggendo una lettera alla madre, inviata da Tonio dal deserto africano, dove racconta il suo lavoro di coordinatore del traffico aereo postale.
La bellezza della sua condizione è rappresentata proprio dalla solitudine che solo il deserto può garantire. E quando gli aerei terminavano il loro volo prima del previsto, spesso per mancanza di benzina e non sempre con conseguenze tragiche, Tonio affermava convinto che “recuperare un aereo caduto nel deserto è una questione di stile”. D’altra parte, cosa facevano questi aerei in volo? Portavano lettere, quindi portavano parole. E qui si condensa tutta la poetica del giovane Antoine, orfano di padre e morbosamente legato alla madre. Preziosa e molto giusta la scelta di Petri di aprire il libro, e la storia di Tonio, con una lettera, con questa lettera.
Ferito dalla morte prematura del padre e dalla scomparsa del fratello minore, Tonio non è aiutato dall’amatissima madre che lo ama a tal punto da chiamarlo il “re sole”: egli è un ragazzo sofferente che trova nel sogno la forza per condurre la propria vita. E il sogno è in cielo e tra le stelle. Il sogno è l’aviazione.
Antoine de Saint-Exupery è favorito dai tempi che si stavano vivendo. I tempi delle macchine e delle innovazioni tecnologiche, i tempi del “progresso”, i tempi del coraggio di chi sale su fragilissimi aeroplani e li pilota anche a rischio della vita. È quasi un gioco. Mentre Tonio afferma dolente di “non voler crescere” egli sale su una di quelle piccole macchine volanti e attraversa la notte. Contemporaneamente, l’avventura del volo, per il quale mostra una grande perizia, si sposa con l’esperienza della scrittura, non solo delle lettere alla madre: Volo di notte è uno dei suoi libri più belli, secondo solo a Il piccolo principe e che forse addirittura supera in intensità e poetica.
Petri ci dice tutto di Antoine. Lo vede crescere lo vede volare in Argentina e poi di nuovo in Francia e infine negli Stati Uniti. In Sudamerica Tonio si sposerà con Consuelo che nonostante le sue molte divagazioni erotiche, con rapporti più o meno occasionali, gli starà vicino fin quasi alla fine dei suoi giorni.
Ma nonostante l’irrequietezza e i moltissimi viaggi, Antoine de Saint-Exupery è fortemente ancorato alla sua Francia, che Petri conosce benissimo. Per la Francia lavorerà nell’aviazione civile, e combatterà nella seconda guerra mondiale. La Francia, la sua storia e la sua cultura. E la lingua, per la quale volare è lo stesso verbo che si usa per rubare. Ma chi era Antoine? Uno splendido perdente? Un ragazzo impenitente che non si piegava alle regole? Un giovane figlio del suo tempo ma che il suo tempo non lo comprendeva fino in fondo? Le ultime pagine di Rubare la notte ci consegnano un uomo malinconico, costantemente preso dai ricordi. Un uomo che riflette continuamente su Dio e sulla Morte. Un uomo che ama la scrittura e il disegno e che, in questo, ci consegna il Piccolo principe: un testamento, prima di morire in circostanze misteriose e mai chiarite, che Petri ci consegna con rara maestria.