Daniele Comberiati, Eugenio Barzaghi / Film che non ci sono

Daniele Comberiati, Eugenio Barzaghi, L’uomo dall’altro mondo. Fantascienza di un’Italia (im)possibile, MachinaLibro, pp. 93, euro 12,00

Chiunque ami il cinema, anche chi non si qualifica come cinefilo, potrà apprezzare questa guida al cinema di fantascienza italiano degli anni Sessanta e Settanta, che vi farà scoprire, o riscoprire, pellicole più o meno note, dai classici come La fabbrica di Carlo Sacci, alle piccole perle come Uomini e cani di Francesco Ampi e Luca Cremi, e mette in una prospettiva diversa anche egregi flop semidimenticati quali Addio, lunari! di Marco Izzo oppure Mai più la fame di Francesco Bianchi. La lettura di L’uomo dall’altro mondo sarà inoltre un’occasione per rileggere gli anni cupi della giunta Paoloni attraverso la lente dei prodotti cinematografici dell’epoca, sia quelli che furono sponsorizzati dal regime, sia quelli che tentavano di articolare un discorso critico e d’opposizione dissimulato attraverso l’immaginario fantascientifico…

E se a questo punto vi chiederete cosa diavolo è la giunta Paoloni, e come mai, anche se siete appassionati di cinema, non avete mai sentito nominare i suddetti titoli e registi, vorrei rassicurarvi: quelli di cui si occupano Comberiati e Barzaghi sono film che difficilmente troverete su Amazon o sulle varie piattaforme, perché vennero girati in un’Italia alternativa, dove il generale De Lorenzo appoggia un golpe capitanato da tal Giovanni Paoloni, descritto come “consulente del Ministero dell’Interno”, supportato dal solito SIFAR e coadiuvato dall’immancabile CIA. Insomma, i due autori di questa guida ucronica al cinema di un universo parallelo (il primo professore di letteratura italiana in Francia, il secondo un vero addetto ai lavori in qualità di direttore della fotografia) hanno immaginato una serie di pellicole ipotetiche, un po’ sullo stile della letteratura nazista americana di Bolaño, e in ultima analisi nel solco dei libri immaginari del buon vecchio Borges.

Un gioco raffinato, insomma, per conoscitori, e pochi ne sanno della fantascienza italiana, sia letteraria che cinematografica, quanto ne sa Comberiati, del quale raccomando La fantascienza italiana contro il Boom economico (Franco Cesati 2023) nonché Ideologia e rappresentazione (Mimesis 2020), quest’ultimo realizzato con un altro studioso italiano che insegna all’estero, Simone Brioni. Un gioco che però ha un sottotesto piuttosto serio, e non si tratta solo di ricordarci che al golpe ci siamo andati molto vicini e non una volta sola, e che negli anni Settanta la paura di finire come il Cile era qualcosa che si respirava nell’aria. Per rimanere nello specifico, Comberiati e Barzaghi ci offrono diversi spunti di riflessione sul cinema italiano e soprattutto su quella cosa poco nota, poco amata, poco conservata che è stata, e ancora è, la fantascienza italiana.

Snobbata dai salotti letterari (anche nell’attuale versione digitale); disprezzata dal mondo accademico (fai carriera studiando i canti di Leopardi, non La sepoltura di Gianni Montanari); vista come iattura dall’industria editoriale (per cui se per caso pubblichi fantascienza l’importante è chiamarla in qualsiasi altro modo, tipo “distopia”); seguita solo da una comunità di appassionati spesso dilettanteschi e divisi in varie cricche se non cosche; rifiutata anche da quei lettori accaniti di fantascienza – la maggioranza – che si dedicano esclusivamente agli scrittori inglesi e americani; insomma, non è una bella situazione. Lo stato delle cose si rispecchia esattamente nelle caratteristiche dei film immaginari descritti in L’uomo dall’altro mondo, che spesso sono opere dimenticate, recuperate fortunosamente, viste da ben pochi spettatori, note solo a cinefili accaniti e studiosi eterodossi.

Ma più in generale, questo ironico libretto allude anche al fatto che il cinema italiano, con pochi mezzi e gran ricorso alla tradizionale arte di arrangiarsi, produsse in una trentina d’anni, fino ai primi anni Ottanta, un’incredibile varietà di film che vanno dalla comica sciatteria alla pura genialità, pellicole che hanno fatto scuola dove meno ce lo si poteva aspettare (vedi il clamoroso caso di un tal Quentin Tarantino). L’idea del duo Comberiati & Barzaghi è che persino sotto una dittatura (per quanto da commedia all’italiana, come attesta il cognome dell’uomo forte: Paoloni non suona come Pinochet, Galtieri, Videla o Massera…) gli italici cinematografari (come li chiamavano sarcasticamente nella Capitale) sarebbero comunque riusciti a sfornare opere degne di attenzione. Insomma, è un omaggio ai Ragona, ai Petri, ai Bava, agli Heusch, e per traslato anche agli Aldani, ai Montanari, ai Curtoni, alle Rambelli, alle Piegai. Un omaggio affettuoso e divertito che mostrando film che non furono mai girati porti a scoprire quelli che vennero girati veramente.